Arte: l'uomo che sussurra ai tronchi d'albero
Andrea Gandini scolpisce volti e figure di animali nel legno
È ritenuto responsabile di aver somministrato farmaci ad effetto anestetico e bloccante neuromuscolare
ROMA (Reuters) - Il premier Giuseppe Conte starebbe valutando di rassegnare le dimissioni, già domani, e aprirsi così la strada a un reincarico per un nuovo esecutivo con una maggioranza più ampia.Lo riportano, con sfumature diverse, tutti i principali quotidiani in articoli di retroscena politici che descrivono questo come lo scenario per uscire dalla crisi.
AGI - Una zebra a pois non è più solo il titolo di una canzone per bambini, ma in Africa è una vera e propria realtà. A causa di una serie di mutazioni genetiche, dovute principalmente alla consanguineità, in Africa sono state identificate e studiate zebre davvero bizzarre: a pois, ma anche con il manto dorato. Non si tratta di mutazioni innocue, ma pericolose dal punto di vista evolutivo. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università della California a Los Angeles. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Ecology e a essi è stato dedicato un servizio sul National Geographic. Nello studio i ricercatori hanno eseguito test DNA sulle zebre africane per comprendere le ragioni delle anormalità nel manto di diversi esemplari. “La frammentazione dell'habitat da parte dell'uomo – spiega Brenda Larison dell'Università della California a Los Angeles – ha portato le zebre ad aumentare la consanguineità, per cui queste mutazioni caratteristiche potrebbero evidenziare un pericolo futuro per la specie”. Isolated groups were more likely to produce abnormally striped zebras, suggesting these genetic mutations are caused by inbreeding and habitat fragmentation https://t.co/3XnyN6Sd55 — National Geographic (@NatGeo) January 23, 2021 Il team ha analizzato il DNA di 140 esemplari, sette dei quali presentavano un manto atipico, provenienti da nove parchi nazionali in Africa. “Una mancanza di diversità genetica può portare a difetti genetici – continua la ricercatrice – malattie e infertilità. Le zebre non sono attualmente una specie minacciata, ma la loro popolazione ha registrato un calo del 25 per cento nel numero di unità dal 2002. Sono stati osservati modelli atipici durante questo periodo, ma non sapevamo con sicurezza a cosa potessero essere attribuite tali caratteristiche”. Secondo National Geographic, circa 500 mila zebre sono state influenzate dalla frammentazione dell'habitat causata dallo sviluppo umano, il che costringe gli animali in aree più piccole e impedisce loro di migrare con mandrie diverse, un processo fondamentale per la diversità genetica. “Anche se le zebre non sono attualmente minacciate – osserva la scienziata – questi problemi genetici potrebbero identificare un pericolo in futuro. Le famose strisce nere delle zebre si sono evolute per facilitare il processo di mimetizzazione degli animali nella pianura. Manti caratteristici sono più evidenti per i predatori”. L'autrice ribadisce poi che la salute genetica dell'animale, inoltre, deve essere salvaguardata per evitare difetti congeniti, malattie, infertilità. “I conservazionisti tentano spesso di spostare le zebre per riprodursi con altre popolazioni – conclude Desire Dalton, che studia la genetica della fauna selvatica presso il South African National Biodiversity Institute di Pretoria – ma bisogna essere consapevoli di quando le unioni possono essere un vantaggio per la specie e quando invece ciò potrebbe essere deleterio. È necessaria una profonda consapevolezza di quali popolazioni possano essere avvicinate”.
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AGI - Va avanti lo scambio di accuse tra la Palazzo Lombardia da un lato e ministero della Salute e Istituto superiore di sanità dall'altro, sulle responsabilità che hanno portato la regione in zona rossa. E non basta a placarle, la firma dell'ordinanza che fa tornare la Lombardia arancione. Anzi, oggi pomeriggio in una conferenza stampa, il governatore Attilio Fontana ha annunciato che allargherà il ricorso già presentato al Tar del Lazio: "Non rinunciamo al ricorso al Tar, assolutamente". Dunque, anche se l'udienza di lunedì sulla zona arancione è superata dai fatti, "andiamo avanti e pretendiamo che la verità dei fatti venga acclarata in sede giudiziaria. Se c'è un errore non è nostro, non è nell'indicazione dei nostri dati". Per questo "verrà allargato il ricorso. Sarà impugnato il verbale della cabina di regia, il verbale del Cts, l'ordinanza nella quale si afferma che c'è stata una rettifica dei dati della Regione. E' una cosa non vera". Insomma, sarà impugnata anche l'ordinanza, firmata oggi da Speranza, che ha rimesso la Lombardia in zona arancione perché c'è scritto che "la Cabina di regia ha comunicato 'un nuovo invio di dati il giorno 20 gennaio 2021 (da parte della regione Lombardia) con una revisione anche retrospettiva da metà dicembre 2020 dei campi relativi alla data inizio sintomi e allo stato clinico che determinano una riduzione del numero di casi notificati dalla Regione stessa come sintomatici' e che 'questa rettifica non determina, ad una rivalutazione, un cambiamento nella classificazione del rischio che si conferma alto nella regione Lombardia in quella settimana. Al contempo la modifica impatta sul calcolo del valore Rt basato sulla data inizio sintomi al giorno 30 dicembre 2020 che, al ricalcolo, risulta pari a 0,88'". La spiegazione del dg Welfare Lombardia Il direttore generale dell'assessorato lombardo al Welfare, Marco Trivelli, ha spiegato così la questione: "Non è il dato dei guariti che ha determinato l'anomalia del rapporto, questa è una fake news. L'allineamento dei dati tra RT ospedaliero e RT per sintomi, come anche per le altre informazioni che emergono dai report dell'Istituto Superiore della Sanità, sono sempre stati coerenti. I flussi di Regione Lombardia sono sempre stati costanti per 35 settimane, sempre accettati, sempre in qualche modo anche confermati da noi, come evidenza del contagio che l'Iss dava della nostra situazione regionale. In questo caso è avvenuto qualche cosa, nell'ambito dell'operatività dell'Iss che non ci è noto perché il meccanismo di calcolo complessivo dell'RT non è noto, non è trasparente. Però per questo motivo ci è stato suggerito di introdurre, per alcuni campi, una variabile solo allo scopo di eliminare questo ostacolo temporaneo e poter avere un calcolo corretto dell'RT". Le polemiche politiche sono continuate ad essere roventi per tutta la giornata. "Sono veramente indignato - ha attaccato Fontana - di quello che sto leggendo sui giornali e delle false notizie che sono offensive, prima di tutto nei confronti della Lombardia e delle persone che lavorano per la Lombardia. Si sta dando una rappresentazione non veritiera dei fatti". Il governatore ha quindi annunciato che nella prossima Conferenza delle Regioni avanzerà "al governo la richiesta che nell'ambito del prossimo scostamento di bilancio, venga inserita la somma che equivale al danno che hanno subito le nostre categorie per questa chiusura". "La cosa che mi ha fatto arrabbiare - ha detto ancora il presidente lombardo - è che è stato l'Iss, parlando con i tecnici dell'assessorato al Welfare, a chiedere di mandargli dei dati, di implementare alcune nozioni. Noi non abbiamo mai sbagliato a dare i nostri dati, non li abbiamo mai rettificato, abbiamo risposto a una richiesta che veniva da Iss". Sia Fontana che la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, hanno poi accusato il ministro della Salute, Roberto Speranza, di aver preteso "che dicessimo che c'era stato un errore nostro, ma non potevamo accettarlo per la dignità della Regione, per le nostre famiglie e le imprese". Secca la replica del ministro: "La relazione dell'Istituto Superiore di Sanità è chiarissima. La Regione Lombardia, avendo trasmesso dati errati, ha successivamente rettificato i dati propedeutici al calcolo del Rt e questo ha consentito una nuova classificazione. Senza l'ammissione di questo errore non sarebbe stato possibile riportare la Regione in zona arancione. Questa è la semplice verità. Il resto sono polemiche senza senso che non fanno bene a nessuno. Soprattutto a chi le fa".
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Somministrati farmaci anestetici e bloccanti neuromuscolari
AGI - Tom Brady nella storia: a 43 anni il quarterback più vincente della storia del football americano ha raggiunto per la decima volta il Super Bowl. E, stavolta, non con la franchigia di sempre, quella con cui aveva vinto sei volte su nove, i New England Patriots, ma con i Buccaneers di Tampa Bay, dove è andato l'anno scorso. Brady ha guidato la squadra della Florida al successo, per 31-26, contro i favoriti padroni di casa dei Green Bay Packers. Il quarterback ha mandato a segno 20 passaggi su 36, con 280 yarde coperte e tre touchdown. Tampa Bay è passata subito a condurre nel primo quarto (7-0), poi, dopo un iniziale pareggio (7-7), è sempre stata avanti, 14-7, 21-10, 28-10, 28-23 fino al 31-26 maturato con due minuti da giocare. Per Brady un'altra grande occasione: il Super Bowl, il 7 febbraio, si disputerà a Tampa Bay, proprio nell'area dei Buccaneers. E' la prima volta nella storia della Nfl che una squadra giocherà in casa per il titolo.
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Dopo i ritardi nella consegna delle dosi da parte di Pfizer e dopo i tagli annunciati da AstraZeneca, il governo è costretto a rimodulare il piano vaccini anti Covid. Ecco come dovrebbe cambiare.
AGI - Un invito a tenere vicino a noi il Vangelo. A portarlo sempre in tasca, in borsa, per leggerne durante il giorno almeno tre, quattro versetti. E un invito a spegnere tv e cellulare e dedicarsi alla lettura della Bibbia. Papa Francesco esorta a non rinunciare e a non tener lontana la Parola di Dio, "lettera d'amore scritta per noi da Colui che ci conosce come nessun altro". Lo fa nell'omelia in occasione della messa per la II Domenica della Parola di Dio. In San Pietro però lui è assente a causa di un riacutizzarsi della sciatalgia, a celebrare e a pronunciare il testo, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. "Mettiamo il Vangelo in un luogo dove ci ricordiamo di aprirlo quotidianamente - scrive il Pontefice - magari all'inizio e alla fine della giornata, cosi' che tra tante parole che arrivano alle nostre orecchie giunga al cuore qualche versetto della Parola di Dio. Per fare questo, chiediamo al Signore la forza di spegnere la televisione e di aprire la Bibbia; di chiudere il cellulare e di aprire il Vangelo". E Bergoglio consiglia il Vangelo di Marco, "il più semplice e breve", "ci farà sentire il Signore vicino e ci infonderà coraggio nel cammino della vita". "La Parola di Dio - ricorda - ci permette di toccare con mano" la vicinanza con il Signore perché "non è lontana da noi, ma è vicina al nostro cuore. è l'antidoto alla paura di restare soli di fronte alla vita". La Parola di Dio infonde "pace, ma non lascia in pace" perché, sottolinea, "con la sua vicinanza è finito il tempo in cui si prendono le distanze da Dio e dagli altri, è finito il tempo in cui ciascuno pensa a sè e va avanti per conto proprio. Questo non è cristiano, perché chi fa esperienza della vicinanza di Dio non può distanziare il prossimo, non può allontanarlo nell'indifferenza". E prima della recita dell'Angelus Bergoglio, dalla Biblioteca del Palazzo apostolico vaticano, si sofferma sulla predicazione di Gesù ("II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo") per far riflettere a considerare il tempo anche in relazione alla durata della nostra vita: "Per ciascuno di noi il tempo in cui poter accogliere la redenzione è breve: è la durata della nostra vita in questo mondo. è breve (...) E la vita è un dono dell'infinito amore di Dio, ma è anche tempo di verifica del nostro amore verso di Lui. Perciò ogni momento, ogni istante della nostra esistenza è un tempo prezioso per amare Dio e per amare il prossimo, e cosi' entrare nella vita eterna". La salvezza "non è automatica", precisa il Papa. È "un dono d'amore e come tale offerto alla libertà umana. Sempre, quando si parla di amore, si parla di libertà: un amore senza libertà non è amore; può essere interesse, può essere paura, tante cose, ma l'amore sempre è libero, ed essendo libero e richiede una risposta libera: richiede la nostra conversione". Si tratta quindi di cambiare "mentalità", cambiare vita, "non seguire più i modelli del mondo, ma quello di Dio". È un cambiamento "decisivo di visione e di atteggiamento", dice mettendo in guardia dal "peccato della mondanità che è come l'aria, pervade tutto" e porta "una mentalità che tende all'affermazione di sè stessi contro gli altri e anche contro Dio". La mentalità del peccato, la mentalità del mondo, che usa "l'inganno e la violenza", che porta a "cupidigia, voglia di potere e non di servizio, guerre, sfruttamento della gente... Questa è la mentalità dell'inganno che certamente ha la sua origine nel padre dell'inganno, il grande bugiardo, il diavolo. Lui è il padre della menzogna, così lo definisce Gesù". "A tutto ciò si oppone il messaggio di Gesù - aggiunge - che invita a riconoscersi bisognosi di Dio e della sua grazia; a avere un atteggiamento equilibrato nei confronti dei beni terreni; a essere accoglienti e umili verso tutti; a conoscere e realizzare sè stessi nell'incontro e nel servizio agli altri", conclude invitando a stare attenti a non lasciare passare Gesù senza riceverlo. Al termine dell'Angelus Papa Francesco prega per le famiglie "che fanno più fatica in questo periodo" e per Edwin, un senzatetto morto di freddo, a pochi passi da San Pietro. "Pensiamo a Edwin. Pensiamo a cosa ha sentito quest'uomo, 46 anni nel freddo, ignorato da tutti. Abbandonato, anche da noi. Preghiamo per lui", afferma il Pontefice sottolineando che la sua vicenda "si aggiunge a quella di tanti altri senzatetto recentemente deceduti a Roma nelle stesse drammatiche circostanze. Preghiamo per Edwin. Ci sia di monito quanto detto da San Gregorio Magno, che, dinanzi alla morte per freddo di un mendicante, affermò che quel giorno non si sarebbero celebrate Messe perché era come il Venerdi' santo".