Britney Spears: l’ex marito tra i rivoltosi di Washington, D.C.
Jason Allen Alexander ha partecipato alle violente proteste in supporto di Donald Trump scoppiate fuori dal Campidoglio.
La morte della piccola di 18 mesi risale all′11 gennaio scorso. Agli inquirenti l'uomo aveva sostenuto che la bimba si era tirata addosso una stufa mentre giocava
La conduttrice si racconta a Verissimo: "Adesso ho solo ricordi belli, ma ci sono voluti tre anni per metabolizzare"
Claudia Lepore, 59 anni, originaria di Carpi, viveva a Santo Domingo da dieci anni. Arrestato un uomo: avrebbe agito su commissione per 3000 euro
AGI - La popolazione triplicava in una notte. Ogni fine settimana. Poi tutto tornava alla normalità. Non un fenomeno di marea demografica, ma quello che, prima del Covid-19, accadeva nel più piccolo paese della Sardegna. Perché Baradili, in provincia di Oristano, nonostante i suoi 78 abitanti, ospita un ristorante-pizzeria da 180 coperti. Qui sono nati l'accademia di cucina e il locale che, negli anni, hanno proiettato il piccolo centro isolano nel cuore della gastronomia internazionale, con contatti che vanno dagli Stati uniti d'America alla Corea. Un percorso che ha trasformato il 'micro-paese' in una 'capitale' della pizza. Negli ultimi mesi, con le restrizioni imposte dalla pandemia, il ristorante pizzeria 'Sa Scolla' ha chiuso, ma prepara la ripresa a numeri ridotti anche solo per dare un segnale di speranza. Un campus e corsi con allievi anche dall'estero Tutto ha inizio nel 2015 quando l'Accademia Casa Puddu – oggi ribattezzata Coi Accademia enogastronomica – ha deciso di allestire un campus per i suoi numerosi allievi. “Avevamo bisogno di spazi, abbiamo studenti che arrivano da ogni parte della Sardegna e qualche presenza internazionale. Quest'anno abbiamo un alunno filippino e uno coreano”, ha spiegato il presidente Gianfranco Massa. Così la scuola, nata nel 2010 nella sede dell'ex pastificio di Siddi, nel Sud Sardegna, ha traslocato a Baradili. Qui hanno dunque ripreso i corsi di alto livello come 'La cucina secondo le stagioni': 600 ore per un percorso di formazione certificata che coinvolge docenti-chef di importanti realtà sarde, italiane e straniere. “Il 94 per cento dei nostri allievi trova lavoro entro due mesi dalla fine del corso”, ha sottolineato Massa. Da allora è stato un crescendo: lo stesso anno l'Accademia si è guadagnata la partecipazione all'Expo di Milano per rappresentare la Sardegna nel padiglione Eataly. Scambi con New York, Seoul e le Filippine Due anni dopo una delegazione è partita dal piccolo paese per la 'Grande Mela': a New York grazie a uno scambio con il Culinary insitute of America. Qualche tempo dopo i newyorkesi hanno ricambiato la visita e sono stati portati nelle campagne della zona raccogliere erbe spontanee e a conoscere i prodotti locali. Dopo gli americani, lo scorso anno, a Baradili sono arrivati anche i coreani: la Kbs, la tv di stato della Corea del Sud, ha deciso di raccontare l'isola con un focus sull'Accademia dopo un accordo firmato con il College di Seoul. Una collaborazione è stata avviata anche con la Camera di commercio italiana nelle Filippine. “L'obiettivo è promuovere i nostri prodotti agroalimentari attraverso la cucina. Con la Corea abbiamo deciso di iniziare uno scambio di competenze: docenti e studenti avrebbero dovuto iniziare corsi nelle rispettive sedi ma con la pandemia abbiamo rimodulato il progetto e avviato le video-lezioni”, ha spiegato Massa. Il presidente che, assieme all'amministratore delegato Giancarlo Dessì, è a capo anche del ristorante Sa Scolla – pizzeria con cucina di campagna, oggi guidato dallo chef Francesco Vitale - nato per scommessa l'anno dopo il trasloco. Convinti a fare la pizza da una coppia di anziani “Appena arrivati lì con l'Accademia, un'anziana coppia di Baradili continuava a chiederci se facevamo pizze. Alla fine ci hanno convinti”, scherza Massa che però assicura: “Da quando abbiamo aperto vengono tutte le settimane”. E non sono gli unici: nel 2019 in occasione della quarta edizione di 'Baradili capitale della pizza' - manifestazione a cui prendono parte i maggiori esperti del settore – nel paese si sono riversati circa 10 mila degustatori che hanno travalicato i confini di piccolo centro, sconfinando nei tanti comuni limitrofi. Il locale, prima della pandemia, ogni fine settimana e durante le cerimonie riempiva i suoi 180 coperti, dopo il lock-down e la chiusura degli ultimi mesi imposta dalle restrizioni per il contenimento del virus, Sa Scolla si prepara a riaprire a pranzo e a numeri ridotti. “Faremo anche asporto, certo sarà difficile, ma è un segnale”, ha spiegato Massa.
Subito lite su Navalny, mano tesa sul trattato Start. Altri dossier caldi: cyber attack, Ucraina, Bielorussia
Sarà crisi tra Fabrizio Corona e Lia del Grosso? Ancora non è dato saperlo ma il bacio tra il re dei paparazzi e l’ex Asia Argento non avrà di certo fatto piacere alla futura signora Corona
Il genitore della ragazzina morta per una challenge: "Controllarla? Mi fidavo di lei". Polizia Postale: "Più reati con la pandemia"
Gli aggiornamenti in tempo reale sull'emergenza coronavirus in Italia.
Il presentatore al Corriere della Sera: "Non voglio il Sanremo della desolazione. Il Festival blindato non serve a niente"
L'allarme di Anelli (Fnomceo): "Inaccettabile che non vadano a categorie a rischio". Locatelli: "40mila persone hanno assunto anche la seconda dose"
AGI - Il presidente americano Joe Biden ha chiamato il capo dell'Ufficio della Guardia Nazionale per scusarsi dopo che alle truppe dispiegate a Washington. per proteggere la sua cerimonia di insediamento, è stato ordinato di dormire in un garage non riscaldato una volta cacciate dal Campidoglio. Nella telefonata con il generale Daniel R. Hokanson, il capo dell'Ufficio della Guardia Nazionale, Biden si è scusato e ha chiesto cosa poteva fare, riferiscono dalla Casa Bianca. Jill Biden, la first lady, con una decisione imprevista è uscita dalla Casa Bianca per far visita ai soldati di stanza fuori dal Campidoglio oggi pomeriggio, ringraziando per il loro lavoro e distribuendo biscotti al cioccolato. "La Guardia Nazionale avrà sempre un posto speciale nel cuore di tutti i Biden", ha detto, sottolineando che il loro figlio Beau, morto nel 2015, era un membro della Guardia Nazionale dell'Esercito del Delaware. "Sono soldati, non sono i servi di Nancy Pelosi", ha detto il governatore Ron DeSantis della Florida, un repubblicano, su "Fox and Friends" questa mattina. "Questa e' una missione a meta', a questo punto, e penso che la cosa appropriata sia riportarli a casa". Tra Covid e notti sul pavimento Sono almeno un centinaio gli uomini della Guardia Nazionale - i soldati giunti a Washington dopo l'assalto del 6 gennaio al Congresso - risultati positivi al Covid-19 e che adesso sono in quarantena negli hotel vicini. Lo hanno riferito tre fonti a Politico, secondo cui lo schieramento dei soldati a Washington per il giuramento del presidente, Joe Biden, potrebbe essersi trasformato in un evento "super-spreader", di superdiffusione del contagio. Secondo Politico, la Guardia Nazionale non è riuscita ad approntare un piano per testare i soldati, alcuni dei quali hanno dovuto cercare di farsi un test da soli. Al momento la Guardia Nazionale non ha segnalato il numero di casi, anche se si teme che il Covid-19 si sia diffuso molto rapidamente tra i 25mila soldati giunti nel centro della capitale (dopo il giuramento, più di 10 mila soldati rimangono ancora in servizio a Washington). Intanto, il Washington Post ha raccontato che centinaia di soldati hanno trascorso giovedì notte dormendo per terra nei garage fuori dal complesso del Congresso. Due agenti hanno raccontato al Post che i soldati sono stati trasferiti senza spiegazioni nel garage dove non c'era quasi spazio, passavano le auto vicine, i soldati erano esposti al fumo e c'erano pochi bagni. Gli uomini della Guardia Nazionale arrivati a Washington hanno stanze d'albergo, ma i soldati sono in genere in servizio per un giorno o due, turni di poche ore e non possono tornare facilmente ai loro alloggi, molti dei quali sono fuori dal Distretto di Columbia, negli Stati confinanti della Virginia e del Maryland. Al loro arrivo dopo l'assalto a Capitol Hill, i soldati erano stati autorizzati a dormire sul pavimento lungo i corridoi del Congresso e le foto avevano fatto il giro del mondo. Ma giovedì qualcuno li ha spostati in un parcheggio sotterraneo: le immagini circolate su Internet, con i soldati sdraiati sotto le luci al neon, con pochi bagni e prese per ricaricare i telefoni, hanno suscitato un coro di sdegno. "Questo è un insulto a tutte le unità della Guardia Nazionale che hanno seguito gli ordini e servito al freddo e sotto la pioggia tutta la notte senza cedere. Hanno protetto il Campidoglio quando ne avevamo più bisogno", ha tuonato il deputato democratico Brendan Boyle su Twitter. Gli ha fatto eco il nuovo leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer, che ha definito la situazione "un oltraggio che non accadra' mai piu'". Non è chiaro chi abbia deciso lo spostamento: dalla Guardia Nazionale hanno sostenuto che sia stata la Capitol Police, ma il capo della polizia interna del Campidoglio ha negato, riferendo poi che "tutti gli uomini e le donne della Guardia Nazionale sono stati trasferiti in spazi all'interno del complesso del Campidoglio".
Non si hanno più notizie di una giovane fuggita da Reggello, in provincia di Firenze. L'ultimo bigliettino lasciato alla mamma
AGI - "Stiamo andando troppo lenti, perché mancano le dosi di vaccino e visti i chiari di luna che stiamo vivendo in Italia, dove potrebbero esserci ritardi di AstraZeneca, oltre a quelli della Pfizer e Moderna, rischiamo di rimanere indietro per mesi". Così all'AGI l'infettivologo, Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, in relazione al ritardo delle consegne da parte della multinazionale AstraZeneca che potrebbe far slittare la campagna di immunizzazione di massa nel nostro Paese di alcune settimane. "Noi abbiamo bisogno di arrivare almeno a 40 milioni di persone vaccinate per l'autunno e così non ce la facciamo - spiega Bassetti - quindi io sarei d'accordo ad aprire al vaccino Sputnik V russo e a quelli cinesi. Lo ha già fatto l'Ungheria. Questo, ovviamente, dopo una valutazione dell'Ema". "L'Italia - conclude l'infettivologo - deve spingere di piu perche' il vaccino e' l'unica arma per tornare alla nostra vita. Poi arriveranno anche altri vaccini, ma al momento vanno acquistati quelli che ci sono".
AGI - Israele ha cominciato a vaccinare contro il Covid-19 gli studenti tra i 16 e i 18 anni, con l'obiettivo di riattivare il sistema scolastico in presenza, sospeso dall'attuale lockdown. Le quattro assicurazioni del Paese hanno cominciato gli appuntamenti con i componenti di questa frangia di età dopo una massiccia campagna che ha già raggiunto tutti i residenti con più di 35 anni. Finora quasi due milioni e mezzo di residenti in Israele hanno ricevuto la prima dose e quasi 900mila la seconda, secondo i dati del ministero della Salute; ed è stato vaccinato più del 60% della popolazione con più di 60 anni. Ma dall'inizio della campagna, i centri vaccinali offrono anche l'opzione di vaccinare chiunque si presenti a fine giornata, utilizzando le dosi eventualmente rimaste. Mentre prosegue con la campagna di vaccinazione, Israele tenta di mettere sotto controllo la terza ondata epidemica con un lockdown nazionale fino a a febbraio. La morbilità è ancora alta ma il tasso di riproduzione venerdi' e' sceso sotto l'1, il che garantisce che cali il ritmo di propagazione del virus. L'indice di positività più alto continua a registrarsi tra le comunità ultraortodosse, ostili sin dall'inizio della pandemia a rispettare le misure di distanziamento sociale. La polizia israeliana è intervenuta nei giorni scorsi in diverse congregazioni di questa comunità e ci sono stati anche scontri con le forze di sicurezza. Da oggi i viaggiatori di ritorno dall'estero in Israele devono presentare in aeroporto un test Pcr negativo. Inoltre, quelli provenienti da Sud Africa, Zambia, Brasile ed Emirati Arabi Uniti non potranno fare la quarantena a casa e saranno costretti a isolarsi negli hotel. Dall'inizio della pandemia, Israele ha registrato più di 580mila contagi e 4.266 decessi per Covid-19 su una popolazione di circa nove milioni di abitanti.
AGI - Un ragazzo di 23 anni, ricoverato all'ospedale Cto della Città della Salute di Torino per un gravissimo trauma facciale, è stato sottoposto in urgenza ad un lungo intervento di ricostruzione del volto con la stampa 3D. Per i medici, pianificare l'intervento di ricostruzione e la stampa additiva dei dispositivi da utilizzare in sala operatoria è stata una corsa contro il tempo. Un laboratorio per sperimentare nuove metodiche chirurgiche con l'ausilio delle tecnologie 3D è attivo da due anni presso l'ospedale Molinette di Torino. Il laboratorio si trova all'interno del reparto di Chirurgia maxillo facciale e consente di ricreare un modello del paziente e tramite software dedicati progettare l'intervento chirurgico, in modo da ottenere soluzioni personalizzate per ogni paziente. Il laboratorio è dotato di una postazione per l'elaborazione virtuale 3D dei modelli anatomici, che poi verranno realizzati attraverso l'utilizzo di stampanti 3D presenti in reparto, per coadiuvare la pianificazione degli interventi chirurgici. Una sinergia di tecnologie ed esperienza clinica che ha permesso di sviluppare nuovi protocolli di diagnosi e cura di pazienti, con la possibilità di trasferire la pianificazione degli interventi in sala operatoria. Nonostante la presenza del laboratorio all'interno del reparto, la simulazione chirurgica e la stampa 3D in urgenza differita rimane una sfida soprattutto in termini di tempo.Appena le immagini TC sono state disponibili, gli ingegneri del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, su indicazione dei chirurghi, hanno simulato al computer l'intervento cercando di ridare forma all'anatomia del volto fortemente compromessa dal trauma. Successivamente è stato stampato un modello 3D del volto ricostruito su cui i chirurghi hanno modellato placche di titanio personalizzate sul paziente da utilizzare in sala operatoria come guide per la ricostruzione. L'intervento preparato in 3D a tavolino ha consentito di ridurre i tempi operatori velocizzando i passaggi chirurgici e la soluzione dei possibili imprevisti. La pianificazione chirurgica virtuale, integrata con le tecnologie di stampa additiva, hanno consentito di svolgere, all'interno delle sale operatorie della Città della Salute di Torino già numerosi interventi di chirurgia ad alta complessità del volto in regime di elezione. Tuttavia questo caso rappresenta una delle prime applicazioni di utilizzo di questa tecnologia nella chirurgia traumatologica d'urgenza.
AGI - Primo afroamericano a guidare un corpo d'armata in battaglia, primo afroamericano a comandare un intero teatro di guerra, il generale Lloyd Austin, a coronamento di un curriculum già illustre, è ora il primo afroamericano alla guida del Pentagono. La maggioranza con la quale è stato confermato dal Senato (93 voti favorevoli contro 2: i repubblicani Mike Lee e Josh Hawley) dà la misura della stima bipartisan della quale gode il "generale silenzioso", come viene definito sui media Usa. E fu proprio la sua personalità, imperturbabile e di poche parole, a colpire il presidente Usa, Joe Biden, quando lo conobbe, nel 2010. Austin era allora al comando del contingente Usa in Iraq e aveva già stretto un rapporto di amicizia con Beau, il figlio di Biden, al quale era accomunato dalla fede cattolica. Biden era stato incaricato dall'allora presidente, Barack Obama, di sovrintendere al ritiro di 150 mila truppe dal Paese mediorientale invaso nel 2003. Austin non si limitò a portare a termine il lavoro, scrisse Biden in un articolo su 'The Atlantic' nel quale, lo scorso dicembre, spiegò la sua scelta. Per questo compito il "generale silenzioso" non fece ricorso "solo alle abilità e alla strategia di un vecchio soldato", affermò Biden, "ma lavorò da diplomatico, costruì relazioni con le nostre controparti irachene e con i nostri partner nella regione"; un lavoro - concluse - da "uomo di Stato". Fu una tragedia a dare una svolta alla carriera di Austin. Il 23 marzo 1994 nella base aeronautica di Pope Field, in North Carolina, un C-130 Hercules, dopo essersi scontrato con un F-16 Falcon poi atterrato in sicurezza, finì su una rampa dove si trovavano due battaglioni di 500 soldati che dovevano svolgere un'esercitazione. In 23 morirono e piu' di 80 rimasero feriti. I due battaglioni erano guidati da due comandanti che erano stati insieme cadetti a West Point e avrebbero visto i loro destini incrociarsi anche in futuro: il tenente colonnello Stanley McChrystal e il tenente colonnello Lloyd Austin. Entrambi furono decorati per il loro impegno nella ricostruzione delle unita' ed entrambi, per i risultati ottenuti, furono ritenuti adatti a più alto incarico. Se quella di McChrystal fu una controversa parabola, l'ascesa di Austin fu silenziosa ma costante. La svolta vera arriva con l'invasione dell'Iraq nel 2003, quando Austin guida l'attacco della seconda brigata della terza divisione di fanteria a Baghdad. "Austin è stato il cervello dell'assalto a Baghdad", raccontò un alto ufficiale dell'esercito a Foreign Policy, "spingeva sempre. Spingeva. Spingeva. Spingeva. E' stato uno dei migliori comandanti che abbia mai visto all'opera in combattimento". Chiusa nel 2011 la missione della quale era diventato comandante, Austin diventa vice capo dello staff dell'esercito nel 2012. Nel 2013 Obama lo promuove a capo del Comando Centrale e gli affida l'elaborazione della strategia per battere lo Stato Islamico. Austin abbandona la dottrina della "controinsorgenza", ovvero addestrare contingenti locali da scagliare contro i propri obiettivi, e punta sui raid mirati nelle centrali di comando dei terroristi. Una scelta controversa che gli attiro' diverse critiche, in particolare quelle del repubblicano John McCain, con il quale avrebbe avuto accese divergenze in futuro su altri dossier, a partire dallo Yemen e dal rapporto con l'Arabia Saudita. La principale sfida che attende Austin è ora il confronto con una Cina sempre più aggressiva. Più una partita a scacchi che il prodromo di un confronto aperto: oltre alla strategia militare servira' anche abilita' diplomatica. Ed e' anche per questo che Biden ha scommesso sul "generale silenzioso".
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