Nel suo ultimo giorno da presidente degli Stati Uniti, theDonald ha graziato 73 persone e commutato 70 sentenze. Snowden e Assange esclusi dai provvedimenti
Nelle due classi a cui era stata assegnata, però, aveva evidenziato comportamenti contrari alle regole adottate da tutti gli istituti. Dopo la protesta dei genitori era stata sospesa e poi espulsa
La senatrice, moglie di Clemente Mastella, conferma il suo sostegno al Governo Conte
L'ex governatrice aveva giudicato come "irresponsabile" un ritorno alle urne in questo momento. Tajani: "Non ci aveva detto nulla"
Lo sconfinamento del mezzo nell'altra corsia sarebbe stato "trascurabile"
Gli aggiornamenti in tempo reale sull'emergenza coronavirus in Italia.
Un team di ingegneri della Penn State University ha sviluppato una batteria al litio ferro fosfato con un'autonomia di 250 miglia (circa 400 chilometri) e che si ricarica in 10 minuti. "Abbiamo sviluppato una batteria per i veicoli elettrici del mercato di massa che raggiungeranno la parità di costi con i veicoli con un motore a combustione", ha affermato Chao-Yang Wang, professore di ingegneria chimica e professore di scienza e ingegneria dei materiali, nonché direttore dell'Electrochemical Engine Center presso la Penn State. "Non ci sarà più ansia da autonomia e questa batteria è davvero conveniente." I ricercatori sostengono anche che la batteria dovrebbe avere una durata complessiva di 2 milioni di miglia (più di 3 milioni di chilometri). Secondo il loro studio riportato su “Nature Energy”, la chiave per una lunga durata e una ricarica rapida è la capacità della batteria di riscaldarsi rapidamente fino a 140 gradi Fahrenheit, e quindi raffreddarsi quando non è in funzione. "La ricarica molto rapida ci consente di ridurre le dimensioni della batteria senza incorrere in rischi di ansia da autonomia", ha affermato Wang. La batteria utilizza un approccio per l'autoriscaldamento precedentemente sviluppato nel centro di Wang. Il team di Wang suggerisce che utilizzando questo metodo di autoriscaldamento, si possono utilizzare materiali a basso costo per il catodo e l'anodo della batteria e un elettrolita sicuro a bassa tensione. "Questa batteria ha peso, volume e costo ridotti", ha detto Wang. "Sono molto felice che abbiamo finalmente trovato una batteria che andrà a vantaggio del mercato di massa". Secondo Wang, queste batterie possono produrre una grande quantità di energia con il riscaldamento: 40 kilowattora e 300 kilowatt di potenza. Un veicolo elettrico con questa batteria potrebbe andare da zero a 60 miglia all'ora (circa 100 chilometri all'ora) in 3 secondi. "È così che cambieremo l'ambiente", ha rilevato Wang. "Faremo in modo che tutti si permettano i veicoli elettrici".
Il premier replica in Aula del Senato e risponde a Renzi: "Avete scelto l'aggressione"
Secondo quanto riporta il ‘Sun’, a causa della candela, la casa di una donna inglese rischiava di andare a fuoco.
La donna è accusata di due violenze sessuali assieme al compagno
Il 4 gennaio i due insegnanti in pensione erano andati a fare una passeggiata nei boschi di Bolzano per non fare più ritorno a casa.
Il fisico Battiston sottolinea all'HuffPost come, al di là della media anagrafica, al momento in Italia "ci sono 500mila infetti attivi: con Rt sopra 1, i contagi rischiano di esplodere"
Lo scrive Matteo Renzi nella sua ultima enews
Il 32enne avvocato Antonio Montinaro il 17 gennaio 2019 rimase paralizzato precipitando da una balaustra
“E' tosta eh..” è il commento perplesso di Francesco Totti quando Pietro Castellitto gli comunica che lo hanno preso per “fare la parte tua”. La genesi di ‘Speravo de morì prima', la serie sul mitico capitano della Roma che arriverà su Sky e in streaming su Now tv a marzo, è la protagonista della prima clip appena rilasciata, con le immagini di Pietro Castellitto allo stadio in versione Totti che fa da sfondo alla gag tra lui e il campione seduti a tavola in un ristorante, con tanto di sottotitoli per il romanesco tottiano. Castellitto junior gli comunica l'ingaggio e incassa la sua benedizione dopo aver scherzando sul suo piede sinistro dominante con il calciatore dal destro letale: “So' pure mancino...” gli confessa, beccandosi un “Allora nun la poi fa' la parte mia, so' destro..”. “Si può pure girare la tv, ribaltano le immagini... la posso fare la serie secondo te? “Sei bravo..” acconsente il mito. Viste le premesse ci sarà da divertirsi con le altre clip che accompagneremmo il debutto della serie in sei episodi sugli ultimi due anni di carriera del leggendario numero 10 della Roma, tratta dall'opera “Un capitano” di Francesco Totti e Paolo Condò, (edita da Rizzoli) . Nella prima Castellitto, romanista sfegatato, confessa quindi al campione essere cresciuto con il suo poster in camera: “Ci parlavo e ogni tanto mi rispondeva pure” , “Allora mi metti qualche dubbio, se parlavi con un poster...”, non si fa scappare la battuta il mito di Roma. Diretta da Luca Ribuoli e prodotta da Mario Gianani per Wildside, del gruppo Fremantle, con Capri Entertainment di Virginia Valsecchi, The New Life Company e Fremantle, la serie racconterà la fine del lungo percorso del capitano della Roma con la maglia giallorossa, rimasta sempre la stessa per ventisette anni. Le immagini d'archivio dei momenti più esaltanti della sua carriera correderanno il racconto del tormentato periodo prima del ritiro e quello della vita privata del calciatore simbolo e bandiera della capitale Oltre a Castellitto junior ('I predatori', 'Freaks Out', 'Non ti muovere,' 'La profezia dell'armadillo') nei panni di Totti, nel cast ci sono anche Greta Scarano che sarà Ilary Blasi, sua moglie, Gianmarco Tognazzi (Luciano Spalletti, ultimo allenatore della sua carriera) Monica Guerritore (la madre di Totti, Fiorella) Giorgio Colangeli (che interpreterà il padre del calciatore). Primo Reggiani sarà Giancarlo Pantano, amico storico di Totti, e Alessandro Bardani si trasformerà in Angelo Marrozzini, cugino del capitano, Gabriel Montesi e Marco Rossetti saranno rispettivamente Antonio Cassano e Daniele De Rossi, Massimo De Santis interpreterà Vito Scala. Eugenia Costantini e Federico Tocci sono invece i genitori di Totti da giovani. La serie è scritta da Stefano Bises, Michele Astori e Maurizio Careddu. Fremantle è il distributore internazionale.
AGI - Un gruppo di ricercatori dell'ISS, in collaborazione con i colleghi dell'IDI-IRCCS e del Campus Biomedico di Roma, ha individuato e descritto in uno studio pubblicato su Biomedicines, nuovi meccanismi che spiegano, almeno in parte, il grave problema della resistenza ai farmaci nel melanoma, la forma più letale di cancro della pelle, il cui tasso di incidenza e' in rapido aumento. "Nonostante i recenti progressi delle nuove opzioni terapeutiche ne abbiano significativamente modificato l'esito clinico - dichiara Francesco Facchiano che ha coordinato lo studio - sono sempre molto frequenti i melanomi cutanei resistenti agli inibitori della proteina BRAF (BRAFi), una chinasi che risulta mutata in circa il 50% del totale dei casi di melanoma, e diverse evidenze suggeriscono che i cambiamenti nel microambiente tumorale giochino un ruolo fondamentale nei meccanismi di resistenza acquisiti". Gli studiosi, partendo da dati ottenuti in vitro con cellule tumorali e confermati su campioni biologici di pazienti, hanno focalizzato l'attenzione sull'insieme delle proteine secrete (secretoma) dalle cellule del melanoma resistenti al vemurafenib, un farmaco antitumorale noto inibitore della proteina BRAF. "I nostri dati confermano che le cellule resistenti al BRAFi mostrano un comportamento più aggressivo, con un'aumentata produzione di interferone-, interleuchina-8 e del VEGF (fattore di crescita dei vasi sanguigni) - afferma il dr. Claudio Tabolacci, primo autore dell'articolo e ricercatore sostenuto dalla Fondazione Umberto Veronesi - inoltre, abbiamo dimostrato che le cellule del melanoma resistenti al vemurafenib possono influenzare l'attività delle cellule dendritiche, modulando la loro attivazione e la produzione di citochine che possono facilitare la crescita del melanoma". "La comprensione di questi meccanismi è di grande importanza per mettere a punto nuove opzioni terapeutiche in grado di superare la resistenza ai farmaci antitumorali", concludono i ricercatori.
Il sindaco di Milano ha deciso di commentare non solo il "caso Moratti"
La pediatra affiancherà il ministro della Salute Xavier Becerra. Se confermata, sarà la prima persona transgender a ricoprire un incarico federale
AGI – Ospitare richiedenti asilo non comporta un aumento dei costi di breve periodo a livello comunale, né in termini di reddito pro-capite né in termini di welfare e favorisce invece il ripopolamento dei comuni con un più alto tasso di popolazione anziana. A livello politico però, la loro presenza nei comuni con meno di 25mila abitanti, ha favorito uno spostamento del consenso elettorale verso i partiti di destra nelle elezioni del 2018. È quanto emerge dalla prima indagine nazionale sul sistema di accoglienza straordinaria (CAS) sul territorio italiano, realizzata da Mariapia Mendola (docente di Economia politica), Sara Giunti e Francesco Campo (assegnisti di ricerca) del Center for european studies (Cefes) del dipartimento di Economia, metodi quantitativi e strategie d'impresa (DEMS) dell'Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con ActionAid Italia e openpolis. Nel periodo della cosiddetta “crisi dei rifugiati”, tra il 2014 e il 2018, più di 3 milioni di richiedenti asilo sono arrivati in Europa, la maggior parte in fuga dal conflitto siriano o da contesti difficili in Nord Africa e Medio Oriente. Le richiesta sono circa 150 mila l'anno Ogni anno, circa 150mila persone hanno fatto richiesta di asilo anche in Italia, diventando nella gran parte dei casi beneficiari dei servizi previsti dalle politiche pubbliche sul sistema di accoglienza. Il sistema di centri di accoglienza straordinaria (CAS), basato su un piano nazionale di riparto e gestito dalle Prefetture attraverso bandi aperti al settore privato, ha ospitato fino ad oggi circa l'80 per cento dei richiedenti asilo arrivati in Italia. L'indagine del gruppo di ricerca di Milano-Bicocca si basa sui dati delle 106 Prefetture italiane. Una raccolta complessa e impegnativa che ha richiesto nove mesi di lavoro e il supporto di un ingegnere dei dati per l'estrazione delle informazioni presentate con molteplici formati diversi. Tramite l'analisi dei dati, il gruppo di economisti è stato in grado di fornire una visione dettagliata del sistema di ricezione dei rifugiati e dell'accoglienza diffusa nei comuni italiani negli anni della “crisi europea dei rifugiati” e di identificare un effetto causale sulle variabili socio-economiche e politiche a livello comunale. Lo studio mostra l'evoluzione nella distribuzione dei richiedenti asilo nei comuni italiani. Questi ultimi aumentano in modo sistematico in concomitanza con il flusso degli arrivi fra il 2014 e il 2017, coinvolgendo più del 40 per cento dei comuni italiani con circa 15mila CAS distribuiti su tutto il territorio nazionale. L'accoglienza è per lo più “diffusa” in quanto il numero medio di richiedenti asilo ospitati nei CAS si aggira intorno a 25, con centri di accoglienza collocati soprattutto in appartamenti e piccole strutture. L'impatto di breve periodo dell'accoglienza diffusa sul territorio non è dunque economicamente significativo: non impone costi economici a livello locale, né in termini di reddito pro-capite né in termini di welfare, favorisce, invece, il ripopolamento dei comuni con un più alto tasso di popolazione anziana. Alla base delle reazioni anti immigrati fattori culturali prima che economici "È una storia nota – commenta la professoressa Mariapia Mendola – alla base delle reazioni anti-immigrazione ci sono fattori culturali, ben prima che economici. L'analisi d'impatto del sistema di accoglienza suggerisce che è necessaria una maggiore attenzione alle politiche di inclusione e sensibilizzazione sul territorio, dove il coinvolgimento delle amministrazioni locali è di vitale importanza se si vuole che gli immigrati possano contribuire con le loro capacità e conoscenze alla crescita e allo sviluppo economico di lungo periodo". Lo studio prevede una seconda fase, appena avviata, a cura di Sara Giunti, che mira ad indagare gli effetti dell'apertura dei centri di accoglienza sui territori in cui sono inseriti e sul percorso di integrazione dei rifugiati, attraverso lo studio della loro capacità di accesso ai servizi e alle risorse locali e mediante l'analisi della variazione dei valori immobiliari. La ricerca consentirà di fornire linee guida per le politiche sociali e del territorio in un'ottica di miglioramento della capacità di inclusione dei territori nel sistema di accoglienza.
AGI - I test antigenici rapidi sono meno accurati sui giovanissimi perché nei bambini più piccoli la carica virale è 16 volte più bassa rispetto a quella riscontrata negli ultraottantenni. È quanto emerge da uno studio, non ancora sottoposto a 'peer review' e pubblicato online sul sito di prestampa medRxiv, condotto dai ricercatori del Regional Public Health Laboratory Kennemerland dei Paesi Bassi, del National Institute for Public Health and the Environment e del Wilhelmina Children's Hospital presso l'University Medical Center di Utrecht, che hanno analizzato il legame tra l'età e la carica virale sulla base di un set di dati raccolti dalle autorità sanitarie. “Si ipotizza che la carica virale, la quantità di virus presente nel naso e nella gola – afferma Sjoerd Euser, del Regional Public Health Laboratory Kennemerland – sia collegata alla trasmissibilità, anche se questa teoria non è stata ancora dimostrata scientificamente. Il nostro lavoro suggerisce che i test antigenici potrebbero essere meno accurati sui bambini a causa della differenza sostanziale nella carica virale, che varia anche in base all'età del soggetto”. Il team ha valutato i risultati dei test effettuati in Olanda settentrionale fino al primo dicembre 2020, analizzati nello stesso laboratorio regionale dei Paesi Bassi per garantire l'uniformità nelle procedure. “Più di 25mila persone sono state testate – riporta Sem Aronson, collega e coautore di Euser –. A nostra conoscenza, questo è il primo studio a valutare le distribuzioni della carica virale di SARS-CoV-2 in un gran numero di pazienti di diverse categorie. I nostri dati presentano una chiara relazione tra età e carica virale”. Più di 2.500 persone testate avevano meno di 20 anni e 238 meno di 12 anni e le cariche virali dei campioni raccolti, sottolineano gli autori, erano strettamente correlate all'età del soggetto. “I test PCR indicano il numero di cicli necessari a identificare il virus dopo l'amplificazione del materiale genetico – spiega Irene Manders, altra firma dell'articolo – per cui più il valore che emerge è basso maggiore sarà la carica virale. Nei pazienti minori di 12 anni i tamponi hanno restituito un valore medio di quattro cicli più elevato rispetto a quello che emerge dai campioni degli ultraottantenni”. Ciò significa, aggiungono gli autori, che la carica virale nelle persone con più di 80 anni è 16 volte maggiore rispetto a quella dei bambini in età scolare. “Studi precedenti avevano suggerito che i più piccoli svolgono un ruolo limitato nella trasmissione di SARS-CoV-2 – conclude Elisabeth Sander del Wilhelmina Children's Hospital – i nostri dati supportano questa tesi e contribuiscono a spiegare il motivo per cui i bambini sembrano essere mediamente meno inclini alle manifestazioni gravi di Covid-19”.