Elisabetta Gregoraci ha postato sui social alcune immagini bollenti del suo ultimo shooting fotografico.
L'ennesima aggressione di Vittorio Brumotti durante un servizio per Striscia la Notizia ha provocato il commento scioccante di Chef Rubio
Sulle riaperture in Italia dal 26 aprile, il leader della Lega Matteo Salvini scrive a Draghi prima del cdm che discuterà il decreto e chiede al governo "più coraggio". "Spero che vengano accolte queste richieste, non mi va di votare cose di cui non sono convinto. Non me lo ha mica prescritto il dottore che devo votare per forza cose di cui non sono convinto", ha detto intervenendo alla Maratona di Confedilizia 'per la libertà', sul tema. "Sono leale, mi fido di Draghi, ma per qualcuno c'è il blocco a oltranza". "Chiederei l'estensione per la sera e riaprire alcune attività economiche - spiega il leader della Lega -, non sono richieste di Salvini, ma delle regioni, possono mettere il nome di Bonaccini, De Luca, Zingaretti". "Mi auguro che prima del cdm si arriva a una soluzione di buon senso", continua Salvini, che aggiunge: "Siamo entrati al governo per riequilibrare un certo squilibrio, il cdm è alle 17, io ho scritto al presidente Draghi. Non c'è dato scientifico che supporti certe scelte". E ancora: "Ho avuto una riunione con ministri, governatori e sindaci sul decreto che va oggi in consiglio dei ministri, chiediamo più coraggio, gli italiani se lo meritano". Per Salvini "occorre tornare alla normalità, i dati sono in netto miglioramento, occorre coraggio".
Disoccupato 30enne trova 4mila euro a terra e li consegna alla Stazione dei Carabinieri della sua città. Ritrovato il legittimo proprietario dei soldi.
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Obiettivo "creare la competizione più bella del mondo"
La preoccupazione della nota virologa: "Si sono vaccinate le persone sbagliate". E sulle riaperture lancia un allarme.
AGI - "Vaccino principale contro la disinformazione", l'esercizio del giornalismo è "totalmente o parzialmente bloccato" in più di 130 paesi. E' l'allarme lanciato da Reporter Senza Frontiere (Rsf) in una fase in cui la crisi sanitaria sta rendendo ancora più difficile la copertura informativa. Secondo la classifica mondiale annuale sulla libertà di stampa, pubblicata dall'Ong, il 73% dei 180 paesi valutati sono caratterizzati da situazioni ritenute "gravissime", "difficili" o "problematiche" per la professione. Solo 12 paesi su 180, ovvero il 7%, contro l'8% del 2020, mostrano una "buona situazione". Una "zona bianca" che "non è mai" stata "così piccola dal 2013", avverte Rsf. La pandemia di Covid-19 ha rappresentato per i governi "una forma di opportunità per limitare la libertà di stampa", ha spiegato alla France Presse il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire. La repressione si è quindi aggravata ulteriormente nei Paesi dove la libertà di stampa è più compromessa, come l'Arabia Saudita e la Siria, rispettivamente al centosettantesimo e al centosettantatreesimo posto della classifica. La pandemia ha anche "provocato un enorme blocco degli accessi" al territorio e alle fonti per i giornalisti ", in parte legittima, quando si trattava di precauzioni sanitarie, ma anche illegittima, ha avvertito Deloire. La situazione è tanto più preoccupante in quanto il giornalismo è il principale baluardo contro la "viralità della disinformazione oltre confine, sulle piattaforme digitali e sui social network", a volte alimentata dal potere. I presidenti Jair Bolsonaro in Brasile (111/ma posizione, -4) e Nicolas Maduro in Venezuela (148/ma posizione, -1) hanno così "promosso farmaci la cui efficacia non è mai stata dimostrata dal mondo medico", ricorda la Ong. In Iran (174/ma posizione, -1) le autorità "hanno moltiplicato le condanne dei giornalisti per minimizzare meglio il numero di morti legate" al Covid-19. L'Egitto (166/ma posizione), da parte sua, vieta "la pubblicazione di dati sulla pandemia diversi da quelli del ministero della Salute". La Malaysia, che segna l'arretramento più netto (119/ma posizione, -18), ha recentemente approvato "un decreto anti-fake news" che concede al "governo il diritto di imporre la propria versione della verità". E in Ungheria (92/ma posizione, -3), dove il regime di Viktor Orbán "porta avanti in modo sfacciato" la repressione della libertà di stampa, le informazioni sul coronavirus sono "bloccate" in particolare dalla legislazione di emergenza in vigore da marzo 2020 che criminalizza "la diffusione" di false informazioni". In fondo alla classifica ci sono ancora la Cina (177/mo posto), davanti a Turkmenistan (178/mo posto, +1), Corea del Nord (179/mo posto, +1) ed Eritrea (180/mo posto, -2). In testa alla classifica, la Norvegia mantiene il primo posto per il quinto anno consecutivo, davanti a Finlandia e Svezia, tornata terza a scapito della Danimarca. Da notare l'uscita della Germania (13/mo posto, -2) dalla zona bianca perché decine di giornalisti sono stati attaccati "da manifestanti vicini a movimenti estremisti e complottisti durante manifestazioni contro le restrizioni sanitarie". L'Europa rimane la regione più sicura, ma si sono moltiplicate le aggressioni e gli arresti abusivi, soprattutto in Francia (34/mo posto) durante le manifestazioni contro le restrizioni, in Italia (41/mo posto), Polonia (64/mo posto, -2), Grecia (70/mo posto, -5), Serbia (93/mo posto) e Bulgaria (112/mo posto, -1). Dall'altra parte dell'Atlantico la situazione resta "piuttosto buona" negli Stati Uniti (44/mo posto, +1) "anche se l'ultimo anno di mandato di Donald Trump è stato caratterizzato da un numero record di aggressioni (quasi 400) e di arresti di giornalisti (130). La zona rossa ora accoglie il Brasile, dove "insulti, stigmatizzazione e orchestrazione delle umiliazioni pubbliche dei giornalisti" sono "diventati il segno distintivo del presidente Bolsonaro". Lascia sempre a desiderare la situazione in Russia (150/mo posto, -1), nazione che si è adoperata per "limitare la copertura" delle "manifestazioni legate all'oppositore Aleksei Navalny". Infine, pur rimanendo il continente "più violento" per i giornalisti, l'Africa sta registrando alcuni miglioramenti in nazioni come il Burundi (147/mo posto, +13), la Sierra Leone (75 /mo posto, +10) e il Mali (99/mo posto, +9).
Il vaccino anti-Covid di CureVac "se arrivasse nel giro di poche settimane e funzionasse un vaccino europeo a mRna, sarebbe fantastico, sarebbe la soluzione". Lo ha dichiarato al programma 'L'imprenditore e gli altri' su Cusano Italia Tv l'immunologo Guido Forni, socio dell'Accademia nazionale dei Lincei. "E' una ditta tedesca finanziata dall'Europa - ha ricordato - che ha una tecnologia più avanzata rispetto a Pfizer e Moderna. Il vaccino si può conservare a temperatura ambiente e non dovrebbe avere effetti collaterali. L'Ue ha prenotato 450 milioni di dosi" e "se tutto va bene, questo vaccino sarà la rivoluzione dei vaccini", è convinto l'esperto. "Dovremmo essere nelle fasi conclusive - ha sottolineato - poi servirà qualche settimana per l'approvazione dell'Ema e allora comincerà la produzione". Con la pandemia di Covid-19 "abbiamo imparato una tecnologia nuova per fare i vaccini in tempi rapidissimi - ha aggiunto Forni - Sono già pronti i vaccini contro le varianti perché è bastato cambiare una parte dell'Rna e il vaccino è già pronto. In futuro i vaccini a mRna potranno essere utilizzati anche contro altre malattie infettive, e come forma di prevenzione per quei tumori di cui si conosce l'origine e sono dovuti a un particolare difetto genetico".
La Regina Elisabetta ha perso uno dei suoi più cari ed intimi amici a pochi giorni dalla tragica scomparsa di suo marito Filippo.
La Superlega europea "è un attacco frontale alla Uefa. Qui parliamo di squadre molto indebitate, soprattutto in questo momento post covid o quasi, dove molte squadre sono sull'orlo dell'indebitamento totale, e questa potrebbe essere una situazione per rimettere i conti in ordine". A Flavio Briatore l'idea di una superlega europea non sembra piacere affatto: da imprenditore sportivo e grande tifoso juventino, commenta così, in un'intervista con l'Adnkronos, la creazione della nuova competizione calcistica annunciata ieri. "Io non credo che sia giusto nei confronti dei tifosi, e nei confronti dello sport, risolvere i problemi personali del club con un'operazione del genere", scandisce il manager. "Si deve partire dal principio che il calcio è di tutti, e nello sport ci vuole sempre meritocrazia -spiega- Il calcio è di tutti i tifosi, io ho avuto squadre di calcio e non sei tu il padrone della squadra, tutti si sentono padroni della loro squadra". L'analisi è che "se si restringe la superlega alle famose dodici squadre, si potrebbe avere l'assurda situazione per cui la Juve è quarta nel campionato italiano e fa la superlega, o le squadre che hanno lavorato bene, penso all'Atalanta che è un gioiello e che compete per la Champions, sarebbero penalizzate", sostiene Briatore. L'ex manager di F1 rivela poi un retroscena personale: "Molti anni fa, io ed Ecclestone e due presidenti molto importanti di due squadre di calcio di cui non posso fare il nome, avevamo pensato di fare una Champions League, dando molti più soldi di quelli che dava la Uefa. Il presidente di allora aumentò subito i premi: ecco, io credo che potrebbe succedere questo, o che l'obiettivo potrebbe essere questo". Peraltro, osserva ancora Briatore, "Fifa e Uefa hanno fatto un errore enorme quando hanno lasciato che si facesse una Lega autonoma in America, dove non ci sono retrocessioni: quello che sta accadendo è una conseguenza di quell'errore strategico. Ma quello non è sport, sport è competere".
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"Doveva essere un servizio mirato a seguito di una estorsione ed invece si è tramutato in un massacro. Tre persone di nazionalità rumena avevano organizzato un'estorsione e gli agenti sono intervenuti nella flagranza del reato su un treno fermo alla stazione di Minturno, in provincia di Latina. Uno si è dato alla fuga mentre una donna spingeva a terra la collega ed un terzo, ventenne, una furia che per assicurarsi l’impunità, usava una violenza inaudita mandando 4 poliziotti all’ospedale. Gli agenti sono riusciti a fermarlo dopo una lunga colluttazione che ha visto coinvolta anche una quinta persona, una insegnante che si trovava sullo stesso treno e che veniva ferita dalla violenza del giovane". Lo racconta Andrea Cecchini, Segretario Generale del Sindacato di Polizia Italia Celere, in una nota. "In un attimo si passa dalla paura del tribunale alla certezza dell’ospedale - spiega - ormai uno status quo per chi con la divisa indosso ha l’obbligo di far rispettare la legge. Come rispondere a chi usa violenza contro di te e tu sei un rappresentante delle Forze dell’Ordine? Di certo con forza, con la forza pubblica che ci è stata riconosciuta e che non ci è permessa di usare nel rispetto della scriminante della legittima difesa. Ma è normale una situazione del genere? Se i Poliziotti, continua Cecchini, avessero usato la forza e le tecniche frutto degli addestramenti oggi sarebbero già indagati, invece dobbiamo ringraziare la politica e le Istituzioni per essere finiti all'ospedale". "Il motivo delle nostre battaglie sui protocolli operativi - aggiunge - sulle regole d’ingaggio e sull’istituzione del reato di fuga è proprio questo, evitare di finire davanti ad un giudice, a meno che non si ecceda ed allora lì chi sbaglia paga, o finire in ospedale passando anche per stupidi. Continuando su questa falsariga aumenta il senso di insicurezza per i cittadini, a cui di certo diventa sempre più difficile assicurare la tranquillità, basti vedere cosa è capitato all’insegnante che si trovava suo malgrado su quel treno". "Avessero avuto il taser - prosegue il Segretario di Italia Celere Cecchini - oggi i colleghi avrebbero immediatamente arrestato la violenza dell’avventore senza coinvolgere inermi cittadini nella colluttazione, fosse stato preso già in esame il reato di fuga, proposto da Italia Celere oramai da anni, oggi il giovane romeno avrebbe un altro capo di imputazione, purtroppo non è così ed anche oggi ci ritroviamo con quattro feriti senza che questo mobiliti le coscienze della politica". "Con delle regole di ingaggio - conclude - sicuramente l’epilogo sarebbe stato diverso, ma queste mancano, ma non manca la dedizione del personale delle forze dell’ordine che anche in questa occasione hanno dimostrato cosa significhi il motto esserci sempre". LA TESTIMONIANZA ALL'ADNKRONOS - "Sono un po' messo male, ho il labbro spaccato e molto gonfio dopo aver ricevuto un pugno, ma nel complesso sto abbastanza bene" dice all'Adnkronos Emilio Maddaloni, uno dei 4 poliziotti aggrediti oggi alla stazione di Monturno, in provincia di Latina, da 3 rumeni fermati per una tentata estorsione. "Uno dei miei colleghi ha avuto la peggio ed ha rimediato 5 punti di sutura. Uno dei tre ragazzi romeni era davvero prestante dal punto di vista fisica. Un fascio di nervi, è stata dura fermarlo". "Erano le 7.30 di mattina - racconta Maddaloni che è anche sindacalista di Italia Celere e dunque attento ai problemi dei colleghi - ed eravamo impegnati in un'attività anti estorsione segnalataci da un anziano e siamo intervenuti per bloccare i 3 ragazzi. Uno è fuggito, una ragazza che abbiamo bloccato ha colpito un collega spingendola a terra, il terzo era il più scatenato. Non ci potevamo di certo mettere a competere, altrimenti passa per brutale la polizia, così, alla fine, dopo esser stati colpiti più volte, siamo riusciti ad afferrarlo per mani e piedi e bloccarlo. Non utilizziamo le tecniche della polizia americana, non abbiamo i taser né altro". L'agente-sindacalista è convinto che "ci vorrebbe una tutela maggiore nei nostri confronti, per avere quantomeno più sicurezza. Si era parlato della dotazione dei taser, ma al momento non c'è nulla di concreto. Abbiamo chiesto le body cam, così tutti possono vedere che il nostro interesse non è certo far male...Quando abbiamo fermato e arrestato una persona segnalata il nostro compito è finito. Certo, a 57 anni, quando ti trovi di fronte un ragazzo di 21, giovane e in forma, diventa difficile così. Per fortuna è andata bene", conclude Maddaloni.
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