Del Piero, follie coi figli sulla neve
"Dai Mondiali a Cortina a quelli… in famiglia!" Così scrive Alessandro Del Piero sul proprio profilo Instagram.
Pasquale ha chiesto l'intervento del programma per cercare di recuperare il rapporto con la moglie Anna.
"Sono pronto a ripetere in tribunale, nella forma e nella sostanza, quello che ho detto in tv su Giorgia Meloni". Lo dice Vauro a 'Next Quotidiano', risponde a Giorgia Meloni che ha minacciato di portarlo in tribunale, in seguito alle dichiarazioni che il disegnatore e vignettista toscano ha rilasciato ieri a 'Diritto e rovescio', la trasmissione condotta da Paolo Deldebbio. “Mi sorprendono sempre i neofascisti che si offendono se li chiami così. Io mica mi offendo se mi chiami comunista”, ha aggiunto Vauro. Tutto nasceva dalle offese ormai note rivolte dal professor Giovanni Gozzini alla leader di Fratelli d'Italia. Vauro ha preso le distanze in modo netto da quegli epiteti, senza tuttavia esprimere solidarietà nei confronti della diretta interessata. Il motivo lo ha spiegato lui stesso in diretta tv: "Sono colpito in negativo dalle espressioni utilizzate dal professore. La Meloni è stata ingiustamente offesa, ma quando Liliana Segre è andata in Senato a istituire la commissione contro l’odio, tutta l’aula si è alzata in piedi, tranne i senatori di Fratelli d’Italia e Lega. La Meloni è leader di un partito che ha cavalcato la xenofobia e il fascismo e io non do alcuna solidarietà".
AGI - Individuato il meccanismo responsabile delle complicanze trombotiche nei pazienti affetti da Covid-19. Lo ha annunciato un gruppo di ricercatori del Centro Cardiologico Monzino e dell'Università degli StuI di di Milano, guidati da Marina Camera, responsabile dell'Unità di Ricerca di Biologia Cellulare e Molecolare Cardiovascolare del Monzino e professore associato di Farmacologia presso l'ateneo milanese, in collaborazione con Gianfranco Parati e Martino Pengo dell'Istituto Auxologico Italiano di Milano e dell'Università di Milano Bicocca. I risultati, pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology: Basic to Translational Science, aprono la strada all'uso dei farmaci in grado di bloccare i trombi arteriosi, come la comune aspirina. Lo studio ha analizzato in 46 pazienti affetti da Covid-19, ricoverati presso l'Ospedale S.Luca, IRCCS Istituto Auxologico Italiano di Milano, lo stato di attivazione delle cellule del sangue, mediante analisi citofluorimetrica, e lo ha confrontato con quello di soggetti sani e di soggetti cardiopatici. "I pazienti con forme gravi di polmonite da SARS-CoV-2 - spiega Camera - soffrono di ipossiemia non solo per l'infiammazione degli alveoli polmonari, ma anche per la presenza di micro e macro trombi nel sangue, che possono occludere i vasi polmonari. Nella prima fase del nostro studio abbiamo evidenziato come l'attivazione piastrinica presente in questi pazienti possa essere responsabile della formazione di questi trombi. Quando l'organismo viene attaccato da agenti patogeni, come il SARS-CoV-2, attiva la sua risposta immunitaria rilasciando nel sangue delle proteine chiamate citochine infiammatorie, tra cui l'Interleukina-6. A volte, tuttavia, questa reazione può essere esageratamente violenta, e il rilascio di citochine eccessivo, tanto da dare luogo alla cosiddetta 'tempesta citochinica'. In queste circostanze l'endotelio dei vasi sanguigni si attiva e, riducendo la produzione di prostaciclina e ossido nitrico, due importanti fattori anti-aggreganti, perde il controllo sulle piastrine. Anche i monociti e i granulociti circolanti si attivano e ognuna di queste cellule rilascia nel flusso sanguigno delle microvescicole che hanno un elevato potenziale protrombotico. In questo contesto le numerose piastrine attivate si aggregano con i granulociti e monociti circolanti e, insieme con le microvescicole, concorrono alla formazione dei microaggregati che possono ostruire il microcircolo polmonare". Parati aggiunge che "queste alterazioni possono tra l'altro contribuire alle importanti alterazioni della emodinamica polmonare che il gruppo di ricerca di Auxologico, in collaborazione con l'Ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo, ha recentemente descritto nei pazienti con gravi forme di Covid-19 (Sergio Caravita e coll.- European Journal of Heart Failure 2021)". Paola Canzano e Marta Brambilla, ricercatrici del Monzino e coautrici dello studio, osservano: "Nella seconda parte dello studio abbiamo riprodotto la massiccia attivazione piastrinica documentata nei pazienti Covid-19, mettendo in contatto cellule del sangue di soggetti sani con il plasma dei pazienti Covid-19. Abbiamo così dimostrato che le anomalie emostatiche causate dal SARS-CoV-2 non sono una conseguenza diretta del virus, ma hanno origine dalla tempesta di citochine, in particolare dell'eccesso interleukina-6". "Questo risultato - continua Camera - spiega perché il Tocilizumab, un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore dell'interleukina-6, è in grado di evitare l'attivazione piastrinica. Pertanto, in un'epoca in cui si persegue il concetto di medicina personalizzata, il suo impiego è da riservare per quei pazienti che presentano elevati livelli di interleukina-6". "Il messaggio clinico più forte della nostra ricerca - conclude la ricercatrice - è che per tutti i casi di Covid-19 la terapia può essere ottimizzata inserendo l'anti-aggregante più noto e diffuso: l'acido acetilsalicilico, cioe' l'Aspirina. I protocolli terapeutici attualmente in uso prevedono l'uso di Eparina, che è un anticoagulante, tipicamente indicato per il trattamento dei trombi venosi, derivanti per lo più dall'allettamento o dalla mancanza di movimento fisico. L'attivazione piastrinica che abbiamo documentato nel nostro studio, e che è stata confermata anche in altri studi internazionali, suggerisce l'utilizzo specifico di un antiaggregante. L'analisi osservazionale pubblicata oggi si pone come razionale scientifico dei trial clinici attualmente in corso che stanno valutando l'efficacia degli antiaggreganti nel trattamento delle temibili complicazioni trombotiche dell'infezione da SARS-CoV-2".
AGI - Il primo a lasciare il seggio a Montecitorio, a un anno esatto dall'avvio della legislatura, era stato Guido Crosetto. Al terzo tentativo, il 13 marzo del 2019, era riuscito a far accettare all'Aula le sue dimissioni da deputato di Fratelli d'Italia. Sulla stessa strada, negli ultimi mesi lo hanno seguito Pier Carlo Padoan e Maurizio Martina. E ora la 'fuga di cervelli' dal Parlamento prosegue con Marco Minniti. L'ex ministro dell'Interno del governo Gentiloni, si trasferisce a Leonardo, dove dirigerà, secondo la notizia anticipata da Repubblica, la fondazione Med-or. Tra cambi di casacca, responsabili, costruttori e parlamentari in lite con i loro partiti l'assetto dei gruppi di Camera e Senato varia continuamente, e non solo in questa legislatura. Ma a modificarlo non sono sempre questioni politiche. Pier Carlo Padoan ha lasciato la Camera (dove era stato eletto come indipendente) il 4 novembre scorso dopo due anni di mandato e dopo l'esperienza come titolare del Mef nei governi Renzi e Gentiloni, per tornare ad occuparsi direttamente di economia. Siede nel consiglio di amministrazione di Unicredit dove ha portato le sue capacita' maturate al Fondo monetario e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo internazionale. Anche Maurizio Martina è rimasto alla Camera per meno di una legislatura, ma la sua esperienza politica data dalla gioventù. Lombardo, a settembre ha compiuto 42 anni, Martina ha affiancato alla passione per la politica quella per i temi dell'ambiente e dell'agricoltura. È stato segretario del partito democratico dal marzo al novembre del 2018 e ministro delle Politiche agricole nei governi Renzi e Gentiloni. Alle ultime primarie dem è arrivato secondo con il 22% delle preferenze dietro al Nicola Zingaretti e davanti a Roberto Giachetti. Il 20 gennaio ha ufficializzato le dimissioni da deputato per accettare l'incarico di vicedirettore della Fao. Politico di lungo corso, Marco Minniti si sposta dalle aule del Parlamento agli uffici di Leonardo. Eletto per cinque legislature, è stato per quattro volte deputato e per una senatore. È stato sottosegretario alla presidenza del consiglio con Massimo D'Alema dal 1998 al dicembre del 1999, sottosegretario alla Difesa con Amato, vice ministro dell'Interno con Prodi e nuovamente sottosegretario a Palazzo Chigi prima con Enrico Letta e poi con Matteo Renzi. Paolo Gentiloni lo ha voluto ministro dell'Interno del suo governo. Anche per lui, quando l'Aula di Montecitorio accetterà le sue dimissioni, le dispute interne al Pd e gli scontri in Parlamento saranno un ricordo.
Uno yatch di lusso dal valore di oltre 10 milioni di dollari si è scontrato contro una banchina, nel porto di Sint Maarten, riportando svariati danni.
Con l'inizio della prima settimana di marzo, oltre a iniziare la primavera meteorologica, si imporrà sul nostro Paese una nuova struttura anticiclonica che non avrà più caratteristiche sub-tropicale come quella di questi giorni, ma sarà in parte alimentata da venti più freschi che spazzeranno le nuvole su gran parte d'Italia. Il team del sito www.iLMeteo.it comunica che da lunedì 1 marzo le nuove sembianze dell'alta pressione favoriranno una pulizia quasi totale del cielo: su quasi tutte le regioni le nuvole saranno decisamente rare. Tutto ciò oltre a facilitare un importante irraggiamento diurno tale da far raggiungere alla colonnina di mercurio valori molto gradevoli, farà anche raffreddare molto velocemente la terra dopo il tramonto cosicché le temperature notturne potranno tornare a raggiungere misure prossime allo zero o vicino ad esso soprattutto al Nord e nelle zone interne del Centro. Tale situazione però sarà un fuoco di paglia in quanto in prossimità del primo weekend di marzo, una massa d'aria molto fredda di origine polare potrebbe piombare sull'Italia creando le basi per il tipico colpo di coda dell'inverno, con il ritorno delle precipitazioni, nevose sulle nostre montagne. NEL DETTAGLIO Domenica 28. Al nord: cielo coperto al Nordovest, sereno altrove. Al centro: bel tempo prevalente. Al sud: molte nubi sugli Appennini, più sole altrove. Lunedì 1 marzo: al nord cielo sereno su tutte le regioni. Al centro: qualche nube di passaggio sulla Sardegna, sulle regioni peninsulari invece, tutto sole. Al sud: ampio soleggiamento.
Si chiamerà “decreto sostegno” la misura di aiuti varata dal Governo Draghi chiudendo la stagione del dl Ristori.
Tra i protagonisti della puntata Cristina, che ha chiesto l'intervento del programma per fare una bellissima sorpresa a Patrizio.
L'esecutivo Draghi affronta il tema della pace fiscale, e pensa a un nuovo decreto per il prossimo giugno 2021.
Duro attacco di Andrea Crisanti contro il vaccino italiano della casa farmaceutica ReiThera
Durante un confronto tra Dayane Mello e Tommaso Zorzi, la modella ha spiegato di aver amato Rosalinda mesi fa ma di non averlo confessato.
AGI - "Non ho paura della morte e la immagino a Roma", "come Papa in carica o emerito". Lo afferma Papa Francesco in una intervista anticipata dal quotidiano argentino La Nacion. Si tratta di un colloquio avvenuto due anni fa, il 16 febbraio 2019, con il giornalista e medico Nelson Castro per un suo libro sulla salute dei Papi. Il Pontefice oltre a parlare del tema della morte, dialoga sull'operazione al polmone e sulle ansie nel periodo della dittatura quando nascondeva i perseguitati. Ma anche della psichiatra alla quale, sempre in quel periodo della dittatura, raccontava cosa gli succedeva e gli aiuti che riceveva per i test per i novizi. Francesco afferma di sentirsi bene e pieno di energia, grazie a Dio. Ricorda il "difficile momento", nel 1957, a 21 anni, quando ha subito l'asportazione del lobo superiore del polmone destro a causa di tre cisti. "Quando mi sono ripreso dall'anestesia, il dolore che sentivo era molto intenso". "Non è che non fossi preoccupato, ma ho sempre avuto la convinzione che sarei guarito". Sottolinea che il recupero è stato completo: "Non ho mai sentito alcuna limitazione nelle mie attività". Anche nei diversi viaggi internazionali - spiega - "non ho mai dovuto limitare o cancellare" nessuna delle attività programmate: "Non ho mai provato affaticamento o mancanza di respiro (dispnea). Come mi hanno spiegato i medici, il polmone destro si è espanso e ha coperto tutto l'emitorace omolaterale". Il giornalista chiede al Papa se sia stato mai psicanalizzato: "Ti dico come sono andate le cose. Non mi sono mai psicanalizzato. Quando ero provinciale dei Gesuiti, durante i giorni terribili della dittatura, in cui ho dovuto portare le persone in clandestinita' per farle uscire dal Paese e salvare le loro vite, ho dovuto gestire situazioni che non sapevo come affrontare. Sono andato a trovare una signora - una grande donna - che mi aveva aiutato a leggere alcuni test psicologici per i novizi. Così, per sei mesi, l'ho consultata una volta alla settimana". Era una psichiatra: "Durante quei sei mesi, mi ha aiutato a orientarmi su come affrontare le paure di quel tempo. Immaginate cosa sia stato trasportare una persona nascosta nell'auto - solo da una coperta - e passare tre posti di blocco militari nella zona di Campo de Mayo. La tensione che generava in me era enorme". Il Pontefice spiega anche che il colloquio con la psichiatra lo ha anche aiutato a imparare a gestire l'ansia e a evitare di prendere decisioni affrettate. Parla dell'importanza dello studio della psicologia per un prete: "Sono convinto che ogni sacerdote deve conoscere la psicologia umana". Quindi parla delle nevrosi: "Alle nevrosi bisogna preparare il mate. Non solo, bisogna anche accarezzarle. Sono compagne della persona durante tutta la sua vita". Francesco, come aveva già detto una volta, ricorda di aver letto un libro che lo ha interessato molto e lo ha fatto ridere di gusto: "Rejoice in Being Neurotic" (Rallegrati di essere nevrotico) dello psichiatra americano Louis E. Bisch: "È molto importante essere in grado di sapere dove le ossa cigolano. Dove sono e quali sono i nostri mali spirituali. Con il tempo, si impara a conoscere le proprie nevrosi". Francesco parla dell'ansia di voler fare tutto e subito. Cita il famoso proverbio attribuito a Napoleone Bonaparte: "Vestitemi lentamente, ho fretta". Parla della necessità di saper rallentare. Uno dei suoi metodi è ascoltare Bach: "Mi calma e mi aiuta ad analizzare meglio i problemi". Alla fine dell'intervista, il giornalista chiede se pensa alla morte: "Sì", risponde il Papa. Se ha paura: "No, niente affatto". E come immagina la sua morte: "Come Papa, in carica o emerito. E a Roma. Non tornerò in Argentina".
Cecilia Rodriguez e Ignazio Moser, ospiti di Verissimo, hanno confessato il loro grande desiderio di diventare presto genitori.
Il ragazzo stava passeggiando in spiaggia quando ha raccolto il blocco di fosforo.
Bufera su Matteo Renzi. "Alla luce del rapporto della Cia sulle responsabilità del principe saudita Bin Salman nell'omicidio Khashoggi, penso sia arrivato il momento che Renzi chiarisca fino in fondo la natura dei suoi rapporti con l'Arabia Saudita e con il principe ereditario", afferma all'Adnkronos Michele Bordo, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera. "D'altronde è stato lo stesso Renzi, dopo aver partecipato a quella conferenza, a dire che avrebbe fatto chiarezza. Renzi ci dica anche - incalza Bordo - se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo Rinascimento e che il principe sia addirittura l'interprete di questo Rinascimento. Da quello che emerge in queste ore - rimarca il deputato dem - non mi pare proprio sia questo il caso.... Verificheremo se è il caso di assumere una iniziativa parlamentare: per quanto ci riguarda c'è la necessità di chiarire questa vicenda. Si tratta di un tema di sicurezza nazionale ed è utile che un senatore della Repubblica, che ha avuto un ruolo importante nella nascita di questo governo, chiarisca realmente i suoi rapporti. Dopo quanto è emerso da indagini americane è ancor di più necessario questo chiarimento", insiste Bordo. "Noi abbiamo posto il tema già quando c'è stata la conferenza, adesso non è più rinviabile. È nell'interesse del leader di Iv chiarire, ma soprattutto è nell'interesse del nostro Paese. Renzi non è un libero cittadino che può fare e dire ciò che crede, è un senatore, rappresenta il Paese", aggiunge l'esponente Pd, secondo il quale la partecipazione di Renzi alla conferenza in Arabia Saudita "è stata un errore: un intervento inopportuno e sbagliato, per le cose che ha detto". Richiesta analoga arriva dal segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni in un video postato sui social. "Mohammed Bin Salman è il ministro della difesa di quel Paese, e Renzi - prosegue l'esponente della sinistra - è un senatore della commissione difesa del nostro Paese. Aveva promesso di rispondere sui suoi rapporti con quel regime. Bene credo che sia arrivato quel momento. Aveva promesso di farlo dopo la fine della crisi di governo. La crisi di governo - sottolinea Fratoianni - si è chiusa da molto tempo, continuiamo e continueremo a chiedere a Renzi una cosa semplice: chiarisca - conclude - quali sono i suoi rapporti con Bin Salman. Non dovrebbe essere difficile, soprattutto è giusto per trasparenza e per dovere di onestà nei confronti dei cittadini italiani". "Non penso che sia normale e minimamente accettabile - rincara il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli - che, di fronte al report dell'intelligence USA reso pubblico dal Presidente Joe Biden, che indica il principe saudita Mohamed Bin Salman come il mandante del barbaro omicidio del giornalista e dissidente Jamal Khashoggi, il senatore Renzi non abbia sentito il dovere di rispondere a chi gli ha chiesto di dimettersi dal board di Future Investment Iniziative, presieduta dallo stesso principe saudita e da cui percepisce 80mila dollari l'anno. Il documento dell'intelligence Usa - sottolinea Bonelli - riporta accuse gravissime contro il principe saudita Salman che vedeva Khashoggi come una minaccia al regno al tal punto da approvare il piano per il suo omicidio, fatto a pezzi nell'ambasciata saudita di Istanbul: come può il senatore Renzi non fornire una risposta a chi gli chiede di prendere le distanze dal regime saudita dimettendosi dalla fondazione?".
Da domani 1 marzo l'Italia cambia colori, con regole e restrizioni su spostamenti e aperture negozi, bar e ristoranti, per contenere la diffusione del coronavirus. La nuova mappa delle Regioni vede il passaggio in zona rossa di Basilicata e Molise e in zona arancione di Marche, Lombardia e Piemonte. C'è poi un'altra novità: passa infatti in zona bianca la Sardegna. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato ieri, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di regia, cinque nuove ordinanze. Una di queste conferma per ulteriori quindici giorni per le Regioni Abruzzo, Toscana, Umbria e per la Provincia Autonoma di Trento e Bolzano, le misure disposte dall’ordinanza del 12 febbraio 2021. Queste Regioni restano quindi in area arancione. Complessivamente, quindi, la ripartizione nelle diverse aree in base ai livelli di rischio a partire dal 1 marzo 2021 è la seguente: area gialla: Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto; area arancione: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Umbria; area rossa: Basilicata, Molise; area bianca: Sardegna. La Regione Liguria alla scadenza dell’ordinanza del 12 febbraio 2021 passa in area gialla. La Sardegna è la prima regione a passare in zona bianca. "E' un grande risultato ottenuto grazie all'impegno di tutti i cittadini sardi, un punto di partenza piuttosto che di arrivo" ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, con estrema prudenza, sottolinea una nota. "E' il risultato dei tanti sacrifici fatti in questi mesi dai sardi, delle loro attenzioni e dello scrupolo posto nell'osservanza delle regole di sicurezza, della loro partecipazione allo screening di massa che sta entrando nella sua fase numericamente più rilevante. Per questo dobbiamo considerare questo riconoscimento come un motivo in più per mantenere alta la guardia contro il virus, affinché lo sforzo non sia vanificato da atteggiamenti imprudenti". La zona bianca, ha avvertito Solinas, non è un invito al "liberi tutti", alla mitigazione delle precauzioni e delle norme di sicurezza, ma anzi deve essere interpretata come "sprone alla massima responsabilità. Da questo risultato può scaturire una ripresa graduale di attività produttive che in questi mesi hanno sofferto danni gravissimi, fiaccando la nostra economia". Solinas ha rilanciato "il fermo intendimento di proteggere la Sardegna con tutti gli strumenti che possano garantire severi controlli sanitari per coloro che entreranno nel nostro territorio regionale, a tutela della salute, che non impedirà ma anzi faciliterà la libera circolazione delle persone. Ho già avuto interlocuzioni con il governo e con il ministro Speranza al quale ho chiesto l'intesa. Confidiamo che con il nuovo Governo Draghi possa concretizzarsi una piena condivisione nei confronti di un sistema che sarà garanzia per i sardi e per i turisti, e che farà della Sardegna una terra sicura e sempre più ospitale". In base al decreto legge approvato il 13 gennaio scorso, nella cosiddetta area “bianca” "si collocano le Regioni con uno scenario di “tipo 1”, un livello di rischio “basso” e un'incidenza dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti. In area “bianca” non si applicano le misure restrittive previste dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per le aree gialle, arancioni e rosse ma le attività si svolgono secondo specifici protocolli. Nelle medesime aree possono comunque essere adottate, con dpcm, specifiche misure restrittive in relazione a determinate attività particolarmente rilevanti dal punto di vista epidemiologico. La giornata di ieri è stata caratterizzata da un'altra importante novità che riguarda la scuola e le zone rosse, con le indicazioni che arrivano dal Cts e che potrebbero essere inserite come nuove misure di contenimento nel prossimo dpcm, il primo del premier Mario Draghi, che entrerà in vigore il 6 marzo. Le indicazioni, contenute nel verbale che il Cts ha stilato al termine delle due riunioni che si sono tenute, venerdì sera e ieri mattina, per rispondere al quesito posto dai governatori sull'impatto della scuola sulla curva alla luce della circolazione delle varianti, prevedono la didattica a distanza nelle scuole di ogni ordine e grado, e quindi edifici scolastici chiusi, nelle regioni, province e comuni in zona rossa, nelle zone ad alta incidenza (250 casi ogni 100mila abitanti in sette giorni) e in tutte le aree dove sono state adottate misure stringenti di isolamento "in ragione della circolazione di varianti virali con alto rischio di diffusività". La durata delle chiusure delle scuole nelle zone rosse o dove si presenti alta incidenza deve essere rivalutata almeno ogni 7 giorni, sulla base dell'aggiornamento settimanale dei dati. Mentre nelle zone arancioni il Cts sottolinea l'importanza "di garantire quanto più possibile l'attività didattica in presenza". Intanto ieri il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha firmato l'ordinanza per lo stop a tutte le scuole, con il passaggio alla didattica digitale integrata. Il provvedimento avrà durata dall'1 al 5 marzo. In base al provvedimento, "le istituzioni scolastiche della scuola primaria e del primo anno della scuola secondaria di primo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica ed educativa in modo che il cento per cento delle attività sia svolta mediante il ricorso alla didattica digitale integrata". Anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha firmato un'ordinanza che dispone la sospensione dell'attività didattica in presenza dei servizi educativi per l'infanzia e nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché nelle Università. La misura ha decorrenza da lunedì 1° marzo e fino a domenica 14 marzo. Chiuse inoltre le scuole abruzzesi, da lunedì fino a nuove disposizioni. Dalle elementari alle superiori tutti in didattica a distanza. E' quanto prevede un'ordinanza del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, firmata a seguito della conferma ad opera della Asl e del Gruppo tecnico scientifico regionale dell'aumento dei casi di positività nella popolazione in età scolare. Al momento rimangono aperti gli asili, salvo diverse disposizioni comunali.
L'emergenza Covid fa male anche agli occhi. Se la sindrome dell'occhio secco (Ded) è in costante aumento - dopo i 50 anni ne soffre tra il 20 e il 30% della popolazione, con un'incidenza quasi doppia nelle donne - la necessità di usare la mascherina ha peggiorato la situazione, tanto che è stata coniata una nuova espressione 'Mask-associated dry eye' (Made). Soprattutto se indossata male, infatti, provoca un flusso di aria che risale a pressione dalla bocca verso l'occhio, aumentando la secchezza della superficie oculare. "Questo meccanismo - spiega Rita Mencucci, oculista presso l'Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze - potrebbe essere particolarmente dannoso nei soggetti a rischio, come nei videoterminalisti, nei portatori di lenti a contatto, nelle donne in menopausa". "E' importante, quindi, indossare la mascherina correttamente - raccomanda la specialista - in modo che aderisca perfettamente al volto, utilizzare lacrime artificiali e durante l'utilizzo del videoterminale seguire la regola del 20-20-20, cioè ogni 20 minuti fare una pausa di 20 secondi, guardando a 20 piedi (circa 6 metri), cioè lontano". Ma la sindrome dell'occhio secco è uno degli strascichi più importanti dopo un intervento di cataratta, tra le operazione più praticate al mondo con una percentuale di rischio intraoperatorio e postoperatorio tra le più basse in assoluto. Eppure, anche quando perfettamente eseguito e riuscito, comporta in circa il 30% dei pazienti l'insorgenza della sindrome, che spesso genera insoddisfazione nel paziente desideroso di vedere bene dopo aver eliminato la cataratta. Uno studio italiano, pubblicato sulla rivista 'Advances in therapy', ha dimostrato che pre-trattare i pazienti prima dell'intervento di cataratta con un mix di principi attivi come vitamina D, A, omega 3 e liposomi riesce a diminuire il discomfort post-operatorio. "Secondo la letteratura scientifica recente, l'incidenza dell'occhio secco nei pazienti che vanno incontro a intervento di cataratta - spiega Mencucci - è circa del 40%, ma la maggior parte di questi non sa di esserne affetto e questo rappresenta il primo fattore di rischio per l'insorgenza di un occhio secco conclamato postchirurgico". "L'occhio secco che insorge dopo un intervento di cataratta - afferma Paolo Fogagnolo, oculista presso l'Università degli Studi di Milano, Ospedale San Paolo e principale autore dello studio - può essere un disturbo transitorio, ma per qualche mese il paziente subisce una serie di problematiche legate alle modifiche che l'intervento provoca sulla superficie oculare". In genere, si prescrivono dei sostituti lacrimali che i pazienti devono utilizzare per alcuni mesi dopo l'intervento fino al ripristino della corretta idratazione oculare. Ora è da poco disponibile nelle farmacie un nuovo sostituto lacrimale che contiene vitamina D, vitamina A, omega 3 e liposomi da utilizzare anche prima di andare in sala operatoria. "Il ruolo protettivo della vitamina D in formulazione orale nella gestione dell'occhio secco è ormai ben codificato', prosegue Mencucci. "Ultimissimi studi - evidenzia - indicano come la vitamina D in collirio possa avere un ruolo importante nel ridurre l'infiammazione corneale e aumentare i meccanismi di difesa della superficie oculare. La vitamina A promuove la produzione della componente glicoproteica e mucinosa del film lacrimale, rendendolo più stabile. Infine, gli acidi grassi omega 3, che hanno origine algale, hanno anch'essi attività anti-infiammatoria e protettiva, migliorando la qualità del film lacrimale".
“Sapevo fosse grave, ma non fino a questo punto”. Valerio Scanu ripercorre il dramma vissuto per la morte del padre a causa del Covid-19.
Nei cieli del New Mexico, un pilota di un airbus A320 ha avvistato un UFO: la notizia è stata confermata dalla compagnia aerea e dalla FAA.
"Ho vinto io". Dopo 27 giorni di ricovero per Covid Iacopo Melio, consigliere del Partito democratico nel Consiglio regionale della Toscana, 28enne disabile fondatore della onlus #Vorreiprendereiltreno, ha lasciato l'ospedale San Giuseppe di Empoli (Firenze) ed tornato a casa. "È stata dura ma ce l'ho fatta, sono stato più forte. Sono negativo - afferma Melio in un lungo post sul suo profilo Facebook - Questo non significa che sia tutto finito, anzi: ho sconfitto il virus, ma non i suoi effetti e tutto ciò che ha lasciato. Perché il bastardo ti cambia, nel corpo e nella testa, e l’unica cosa certa è che non si torna più come prima. Sarà un recupero lungo e lento, alla ricerca di un equilibrio precario che più volte, in queste settimane, mi ha portato a tornare indietro senza farci capire il perché". Nello scorso mese di dicembre era già stato ricoverato una prima volta e dopo 18 giorni di ricovero era stato dimesso il 12 gennaio, per poi essere di nuovo tornato in ospedale il 27 gennaio. "Spero che la via migliore sia però tracciata, e che tutto ciò che non riesco ancora a raccontare venga seminato piano alle spalle, con scaramantico ma necessario ottimismo - si augura Melio - Adesso avrò bisogno di dedicarmi a me stesso: al peso e alla muscolatura da recuperare, alla respirazione che deve tornare, ad un’alimentazione non del tutto ripristinata (a proposito, in questi mesi sono diventato sommelier esperto di omogeneizzati, oltre che di maionese!). Ma tornerò al lavoro, gradualmente e a piccole dosi, già dalla prossima settimana sperando di farcela, perché sento il bisogno di raccogliere anche questo incubo e farne qualcosa di buono, dalla parte degli ultimi, con maggior consapevolezza e determinazione. Perché in fondo è proprio nel dolore che dobbiamo scavare, a mani nude e occhi aperti, quando vogliamo tirar fuori il meglio che abbiamo racchiuso dentro". "Io sono stato fortunato, molto fortunato. Nonostante tutto, da questa sofferenza ne sto uscendo senza troppe cicatrici. Una consapevolezza che a volte mi rende leggero, altre ancora mi toglie il sonno la notte... - scrive Iacopo Melio nel post - Anche per questo, ancora una volta, ringrazio di cuore il personale sanitario del reparto 5A3 del San Giuseppe di Empoli, che con pazienza e attenzione ha fatto il massimo per capire cosa mi stesse succedendo e come gestire una situazione già di base complicata. Quello che oss, infermieri, medici, fino agli addetti alle pulizie, devono affrontare ogni giorno in quell’inferno, è indescrivibile. Per questo abbiamo il dovere di aiutarli come possiamo, rispettando le regole per limitare al massimo i contagi. Come sempre: facciamo ancora a modino. Tutti quanti. A voi, il mio affetto sincero per tutto ciò che mi avete dimostrato. Viva le ripartenze e viva la vita", conclude. "Una bellissima notizia! Buon rientro a casa Iacopo. Il tuo racconto e la tua testimonianza sono preziosi per tutti noi. A presto!" Lo scrive si Twitter il sindaco di Firenze, Dario Nardella, su Twitter dopo l'uscita dall'ospedale del consigliere regionale. "Finalmente il tampone di Iacopo Melio è negativo! Evviva!! Bentornato a casa, e ora ti aspettiamo il prima possibile con noi in Consiglio!", il commento su Facebook di Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana.