Draghi manda il commissario Garofoli nei ministeri

Il giro dei ministeri è iniziato mercoledì e il primo a ricevere la visita del sottosegretario Roberto Garofoli è stato il ministro dell’Economia Daniele Franco. I due vanno più che d’accordo, ma il Tesoro, a causa della natura e della complessità delle sue competenze, è il ministero che è più indietro nello smaltimento dei decreti attuativi: 89 sui 637 in totale. Non è una questione di mera contabilità burocratica perché i decreti attuativi sono il secondo tempo delle leggi, quello che si gioca nei dicasteri e che completa gli effetti delle norme. Più questi decreti vengono adottati con ritardo e più le leggi restano monche. Se poi fanno riferimento a provvedimenti che contengono soldi, come avviene da un anno e mezzo per via degli aiuti anti Covid, il danno diventa anche economico. Un esempio: 5,2 miliardi del decreto Agosto, varato dal governo Conte la scorsa estate, sono ancora fermi sulla carta.
L’esempio spiega bene il senso della missione che Mario Draghi ha affidato a Garofoli, il suo braccio operativo, e il fatto che gli incontri con gli altri ministri si terranno a stretto giro aggiunge un elemento in più: la mole di decreti attuativi va aggredita in tempi rapidi. Il fattore tempo è cruciale anche perché presto inizierà un’altra partita in materia di attuazione, assai consistente e altrettanto cruciale, quella del Recovery, e i ministeri dovranno marciare a un ritmo sostenuto. Insomma il rischio è quello di ritrovarsi con la macchina amministrativa in panne. Ma il messaggio che il premier ha consegnato ai suoi ministri durante la riunione del Cdm di giovedì è ancora più articolato: cambieranno metodo e controllo. Il metodo è il giro dei ministeri di Garofoli in veste di coordinatore e supervisore. E sono anche “i target specifici da adottare” che ogni ministero si...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.