Il timore di Draghi: la variante Delta può rallentare il recovery
“In Italia vanno aumentati i test, i tamponi e il sequenziamento. Bisogna Individuare i focolai nelle diverse regioni. Perché è interessante notare quello che sta accadendo in Inghilterra, dove la diffusione delle varianti sta creando incertezza sulla ripresa economica. Non vogliamo trovarci in questa situazione ad ottobre. In un anno avremo imparato qualcosa”. Con queste parole Mario Draghi trasferisce in conferenza stampa il tenore della discussione sul covid ieri pomeriggio al Consiglio europeo. Mentre tutta l’Europa sta riaprendo, mentre le strade di Bruxelles come quelle di Roma sono piene di gente alla ricerca di relax e svago dopo mesi di lockdown, all’Europa Building i 27 leader dell’Unione Europea condividono invece la preoccupazione che l’incubo non sia ancora finito e che anzi possa risultare un bastone tra le ruote per il Next Generation Eu, proprio ora che il piano di ripresa europeo vede la luce. Il premier italiano poi guarda ai mesi passati e lancia a sorpresa la riforma dell’Ema. Finora, dice, “si è vista una notevole confusione”.
È una constatazione di tutta l’incertezza provocata nei mesi scorsi dall’incrocio tra modelli comunicativi comunitari e nazionali spesso non ben pianificati. “È presto per dire come riformare l’Ema - continua Draghi - però ho sollevato io stesso il tema e c’è stata una convergenza su questo. È un aspetto molto complesso, ma certamente l’ultimo anno ha visto una certa difformità di pronunciamenti tra l’Ema e le autorità nazionali, esitazioni, anche dovute al fatto che era una situazione in cui tutti apprendevamo in corso d’opera, in parte per una sperimentazione del vaccino estremamente rapida. Però si è vista una notevole confusione. Dall’altro lato credo che l’Ema abbia oggettivamente bisogno di essere rafforzata per esercitare...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.