Imprese: Buzzella (Confindustria Lombardia), 'sistema resiste, ma serve tetto prezzo gas'
Milano, 28 lug. (Adnkronos) – "La rilevazione di Unioncamere Lombardia in collaborazione con Regione Lombardia e Confindustria Lombardia, relativa al secondo trimestre del 2022, ci restituisce importanti conferme. In Lombardia, pur tra le risapute difficoltà , la produzione continua la sua avanzata testimoniando la forza del sistema industriale regionale e la sua flessibilità e capacità di adattarsi rapidamente al contesto e agli shock, ma ora bisogna introdurre un tetto al prezzo del gas, auspicabilmente a livello europeo". Lo ha detto il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella, commentando i dati del sistema manifatturiero lombardo relativi al secondo trimestre 2022, presentati questa mattina da Unioncamere.
"Traino di questa performance -afferma Buzzella- sono ancora una volta gli ordini esteri che compensano un mercato interno fermo. Il dato di crescita congiunturale della produzione è comunque il più debole degli ultimi sei trimestri e gli indici di fiducia pmi in discesa sono preambolo di un forte rallentamento dell’economia lombarda nell’immediato futuro". L’incremento del fatturato "riflette l’aumento dei prezzi a valle, ma è anche frutto della capacità delle nostre imprese di evadere gli ordini facendo fronte all’aumento della domanda registrato nei trimestri precedenti, nonostante le difficoltà congiunturali come il nodo dei prezzi e le difficoltà di approvvigionamento". E "quando i prezzi inizieranno finalmente un trend discendente, la produzione e l’intero sistema industriale ne beneficeranno: da questo punto di vista Confindustria Lombardia, prima di discutere di razionamenti e tagli lineari ai consumi, rinnova l’invito a introdurre celermente un tetto al prezzo del gas, auspicabilmente a livello europeo ma procedendo a fissare un price cap nazionale qualora la via europea non fosse praticabile".
A un anno dall’inizio della corsa dei prezzi dell’energia, prosegue il presidente di Confindustria Lombardia, "va ricordato che le imprese italiane pagano costi maggiori rispetto ai competitors europei (nel 2022 il divario è aumentato del 2,1% con la Germania e del 4,9% con la Francia). Viene da chiedersi quali risultati economici e produttivi avremmo conseguito a parità di condizioni con i nostri competitors? Dal punto di vista industriale la buona notizia è che i settori che finora avevano maggiormente perso terreno fanno registrare segnali di normalizzazione: abbigliamento, pelli calzature e tessile sono infatti i settori più performanti". Nell’immediato futuro, conclude Buzzella, "le valutazioni degli imprenditori dovranno fare i conti con due nuove variabili alle quali non eravamo abituati: la parità del cambio euro/dollaro, con gli effetti benefici soprattutto per quelle economie orientate all’export come quella lombarda e le ripercussioni negative sul costo degli approvvigionamenti, e l’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce con aumento del costo del denaro e una potenziale contrazione degli investimenti".