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AGI - Una zebra a pois non è più solo il titolo di una canzone per bambini, ma in Africa è una vera e propria realtà. A causa di una serie di mutazioni genetiche, dovute principalmente alla consanguineità, in Africa sono state identificate e studiate zebre davvero bizzarre: a pois, ma anche con il manto dorato. Non si tratta di mutazioni innocue, ma pericolose dal punto di vista evolutivo. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università della California a Los Angeles. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Ecology e a essi è stato dedicato un servizio sul National Geographic. Nello studio i ricercatori hanno eseguito test DNA sulle zebre africane per comprendere le ragioni delle anormalità nel manto di diversi esemplari. “La frammentazione dell'habitat da parte dell'uomo – spiega Brenda Larison dell'Università della California a Los Angeles – ha portato le zebre ad aumentare la consanguineità, per cui queste mutazioni caratteristiche potrebbero evidenziare un pericolo futuro per la specie”. Isolated groups were more likely to produce abnormally striped zebras, suggesting these genetic mutations are caused by inbreeding and habitat fragmentation https://t.co/3XnyN6Sd55 — National Geographic (@NatGeo) January 23, 2021 Il team ha analizzato il DNA di 140 esemplari, sette dei quali presentavano un manto atipico, provenienti da nove parchi nazionali in Africa. “Una mancanza di diversità genetica può portare a difetti genetici – continua la ricercatrice – malattie e infertilità. Le zebre non sono attualmente una specie minacciata, ma la loro popolazione ha registrato un calo del 25 per cento nel numero di unità dal 2002. Sono stati osservati modelli atipici durante questo periodo, ma non sapevamo con sicurezza a cosa potessero essere attribuite tali caratteristiche”. Secondo National Geographic, circa 500 mila zebre sono state influenzate dalla frammentazione dell'habitat causata dallo sviluppo umano, il che costringe gli animali in aree più piccole e impedisce loro di migrare con mandrie diverse, un processo fondamentale per la diversità genetica. “Anche se le zebre non sono attualmente minacciate – osserva la scienziata – questi problemi genetici potrebbero identificare un pericolo in futuro. Le famose strisce nere delle zebre si sono evolute per facilitare il processo di mimetizzazione degli animali nella pianura. Manti caratteristici sono più evidenti per i predatori”. L'autrice ribadisce poi che la salute genetica dell'animale, inoltre, deve essere salvaguardata per evitare difetti congeniti, malattie, infertilità. “I conservazionisti tentano spesso di spostare le zebre per riprodursi con altre popolazioni – conclude Desire Dalton, che studia la genetica della fauna selvatica presso il South African National Biodiversity Institute di Pretoria – ma bisogna essere consapevoli di quando le unioni possono essere un vantaggio per la specie e quando invece ciò potrebbe essere deleterio. È necessaria una profonda consapevolezza di quali popolazioni possano essere avvicinate”.
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AGI - Ha appena 22 anni Carmen d'Andrea e oggi comincerà l'aspirantato religioso nel monastero Santa Maria delle Vergini di Bitonto, in provincia di Bari. La giovane donna è seconda di due figli, nata da mamma Anna e papà Gaetano, e vive ad Eboli, in provincia di Salerno. La prima volta è stata nella città pugliese per presentare il suo libro “Innato Amore. ‘Grate' di libertà”, un modo per far conoscere la vita monastica al mondo esterno. Carmen ha cominciato la sua esperienza religiosa nel 2014. “Era l'11 maggio di quell'anno quando ho vissuto la mia prima giornata in un monastero di clausura – racconta la giovane all'AGI -. Avevo 15 anni ma sentivo il forte bisogno di scoprire il silenzio. Durante lo studio del monachesimo nel programma di pedagogia al liceo mi sono sentita spinta verso questa realtà. Così ho conosciuto la comunità monastica di Sant'Antonio Abate della mia città, Eboli, e la madre abbadessa Ildegarde Landi. Sono cresciuta anche con loro e conoscendole mi sono ricreduta sulla loro figura, spesso al di fuori del Monastero viene fraintesa”. Il giorno della svolta, quando tutto è cambiato, è il 5 novembre 2018: "Ho iniziato a viaggiare tra Campania e Puglia per il libro che ho presentato a Bitonto, con me c'erano i miei genitori e un'altra poetessa. In quell'occasione - spiega ancora - ho conosciuto la realtà monastica bitontina e la madre abbadessa Maria Carmela Modugno: sentivo che la sua presenza non era stata messa nella mia vita per caso e qualcosa di forte mi ha spinta in quella città, in quel monastero. Forse ero destinata da sempre a questa terra”. “Ho capito – aggiunge Carmen – che il monastero bitontino è il mio ‘punto felice' perché ogni volta che tornavo da lì mi sentivo incompleta”. Come hai capito fosse la scelta giusta da fare? “Ce ne ho messo di tempo per decidermi – ammette Carmen -. All'inizio è stato un trauma anche per me, avevo iniziato il percorso monastico a Eboli e lasciare le compagne è stata la cosa più difficile. E poi dirlo ai miei genitori, ai miei amici, però sono stata fortunata: non mi hanno mai lasciata sola, infatti lunedì mi accompagneranno loro a Bitonto e poi saluteranno la comunità da fuori, da lontano, anche per via delle normative anti contagio. Ho dovuto fare il tampone per sicurezza, risultato negativo, e per evitare contatti sto salutando tutti i miei amici dal balcone, come se fosse una serenata romantica”. E i tuoi genitori come hanno reagito? “Mi aspettavo una reazione negativa. Invece sono commossi, come tutti. Sarà perché mi hanno vista felice, determinata. Certo - dice la giovane - avrebbero preferito Eboli o la missione. Ma così doveva andare. Al cuor non si comanda! È lo stesso procedimento dell'innamoramento. Ti innamori per tanti motivi, però non lo sai spiegare fino in fondo. Allora ti vivi questo momento magico che solo l'Amore può creare”. Non ti mancherà la vita che vivono i tuoi coetanei a questa età? “L'emergenza sanitaria nella quale ci troviamo amplifica ogni emozione e fare un passo in questo momento storico è una grande responsabilità. Durante questo isolamento che tutti stiamo vivendo è successo qualcosa di forte nella mia vita. Ho compreso dove voglio vivere. Ho compreso dov'è la mia stabilità. È difficile lasciare la vita che ho condotto finora. Posso dire di aver vissuto una vita felice e sono sicura che continuerà ad esserlo. Mi rendo conto che non è una scelta semplice, è una scelta bella tosta, soprattutto a 22 anni. Ma sento che non si può più rimandare. Vada come vada potrò dire di averci provato e in ogni modo sarà bellissimo. Questa - sottolinea - sarà l'avventura più bella; con Gesù è sempre un'avventura”. Per chi pregherai? “La preghiera è assicurata per tutti! Specialmente in questo periodo e anche io mi affido alla preghiera degli altri”, conclude Carmen.
ROMA (Reuters) - Il premier Giuseppe Conte starebbe valutando di rassegnare le dimissioni, già domani, e aprirsi così la strada a un reincarico per un nuovo esecutivo con una maggioranza più ampia.Lo riportano, con sfumature diverse, tutti i principali quotidiani in articoli di retroscena politici che descrivono questo come lo scenario per uscire dalla crisi.
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AGI - Tom Brady nella storia: a 43 anni il quarterback più vincente della storia del football americano ha raggiunto per la decima volta il Super Bowl. E, stavolta, non con la franchigia di sempre, quella con cui aveva vinto sei volte su nove, i New England Patriots, ma con i Buccaneers di Tampa Bay, dove è andato l'anno scorso. Brady ha guidato la squadra della Florida al successo, per 31-26, contro i favoriti padroni di casa dei Green Bay Packers. Il quarterback ha mandato a segno 20 passaggi su 36, con 280 yarde coperte e tre touchdown. Tampa Bay è passata subito a condurre nel primo quarto (7-0), poi, dopo un iniziale pareggio (7-7), è sempre stata avanti, 14-7, 21-10, 28-10, 28-23 fino al 31-26 maturato con due minuti da giocare. Per Brady un'altra grande occasione: il Super Bowl, il 7 febbraio, si disputerà a Tampa Bay, proprio nell'area dei Buccaneers. E' la prima volta nella storia della Nfl che una squadra giocherà in casa per il titolo.
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AGI - Un invito a tenere vicino a noi il Vangelo. A portarlo sempre in tasca, in borsa, per leggerne durante il giorno almeno tre, quattro versetti. E un invito a spegnere tv e cellulare e dedicarsi alla lettura della Bibbia. Papa Francesco esorta a non rinunciare e a non tener lontana la Parola di Dio, "lettera d'amore scritta per noi da Colui che ci conosce come nessun altro". Lo fa nell'omelia in occasione della messa per la II Domenica della Parola di Dio. In San Pietro però lui è assente a causa di un riacutizzarsi della sciatalgia, a celebrare e a pronunciare il testo, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. "Mettiamo il Vangelo in un luogo dove ci ricordiamo di aprirlo quotidianamente - scrive il Pontefice - magari all'inizio e alla fine della giornata, cosi' che tra tante parole che arrivano alle nostre orecchie giunga al cuore qualche versetto della Parola di Dio. Per fare questo, chiediamo al Signore la forza di spegnere la televisione e di aprire la Bibbia; di chiudere il cellulare e di aprire il Vangelo". E Bergoglio consiglia il Vangelo di Marco, "il più semplice e breve", "ci farà sentire il Signore vicino e ci infonderà coraggio nel cammino della vita". "La Parola di Dio - ricorda - ci permette di toccare con mano" la vicinanza con il Signore perché "non è lontana da noi, ma è vicina al nostro cuore. è l'antidoto alla paura di restare soli di fronte alla vita". La Parola di Dio infonde "pace, ma non lascia in pace" perché, sottolinea, "con la sua vicinanza è finito il tempo in cui si prendono le distanze da Dio e dagli altri, è finito il tempo in cui ciascuno pensa a sè e va avanti per conto proprio. Questo non è cristiano, perché chi fa esperienza della vicinanza di Dio non può distanziare il prossimo, non può allontanarlo nell'indifferenza". E prima della recita dell'Angelus Bergoglio, dalla Biblioteca del Palazzo apostolico vaticano, si sofferma sulla predicazione di Gesù ("II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo") per far riflettere a considerare il tempo anche in relazione alla durata della nostra vita: "Per ciascuno di noi il tempo in cui poter accogliere la redenzione è breve: è la durata della nostra vita in questo mondo. è breve (...) E la vita è un dono dell'infinito amore di Dio, ma è anche tempo di verifica del nostro amore verso di Lui. Perciò ogni momento, ogni istante della nostra esistenza è un tempo prezioso per amare Dio e per amare il prossimo, e cosi' entrare nella vita eterna". La salvezza "non è automatica", precisa il Papa. È "un dono d'amore e come tale offerto alla libertà umana. Sempre, quando si parla di amore, si parla di libertà: un amore senza libertà non è amore; può essere interesse, può essere paura, tante cose, ma l'amore sempre è libero, ed essendo libero e richiede una risposta libera: richiede la nostra conversione". Si tratta quindi di cambiare "mentalità", cambiare vita, "non seguire più i modelli del mondo, ma quello di Dio". È un cambiamento "decisivo di visione e di atteggiamento", dice mettendo in guardia dal "peccato della mondanità che è come l'aria, pervade tutto" e porta "una mentalità che tende all'affermazione di sè stessi contro gli altri e anche contro Dio". La mentalità del peccato, la mentalità del mondo, che usa "l'inganno e la violenza", che porta a "cupidigia, voglia di potere e non di servizio, guerre, sfruttamento della gente... Questa è la mentalità dell'inganno che certamente ha la sua origine nel padre dell'inganno, il grande bugiardo, il diavolo. Lui è il padre della menzogna, così lo definisce Gesù". "A tutto ciò si oppone il messaggio di Gesù - aggiunge - che invita a riconoscersi bisognosi di Dio e della sua grazia; a avere un atteggiamento equilibrato nei confronti dei beni terreni; a essere accoglienti e umili verso tutti; a conoscere e realizzare sè stessi nell'incontro e nel servizio agli altri", conclude invitando a stare attenti a non lasciare passare Gesù senza riceverlo. Al termine dell'Angelus Papa Francesco prega per le famiglie "che fanno più fatica in questo periodo" e per Edwin, un senzatetto morto di freddo, a pochi passi da San Pietro. "Pensiamo a Edwin. Pensiamo a cosa ha sentito quest'uomo, 46 anni nel freddo, ignorato da tutti. Abbandonato, anche da noi. Preghiamo per lui", afferma il Pontefice sottolineando che la sua vicenda "si aggiunge a quella di tanti altri senzatetto recentemente deceduti a Roma nelle stesse drammatiche circostanze. Preghiamo per Edwin. Ci sia di monito quanto detto da San Gregorio Magno, che, dinanzi alla morte per freddo di un mendicante, affermò che quel giorno non si sarebbero celebrate Messe perché era come il Venerdi' santo".