Marco Rizzi: "Con le varianti potremmo perdere l'immunità acquisita nella prima ondata"

“Le varianti? Certo che ci impensieriscono, specie la brasiliana e la sudafricana. Se aumentasse la circolazione sul territorio e il virus cambiasse radicalmente, potremmo perdere l’immunità acquisita nella prima ondata, e così dolorosamente”. Marco Rizzi, infettivologo e direttore dell’unità Malattie Infettive dell’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo, guarda non senza preoccupazione a quello che sta avvenendo in Lombardia. Bergamo, epicentro e simbolo della prima ondata, è a un passo dalla zona arancione rafforzata disposta stamattina dalla Regione Lombardia per cercare di spegnere il focolaio divampato nella provincia di Brescia e già esteso a un comune del cremonese e parte della bergamasca.
“Più che il lockdown nazionale, servono misure localizzate, ma tempestive”, sottolinea Rizzi. E il vaccino “è un’arma in più, ma va abbinato a restrizioni e provvedimenti circoscritti e assunti il più rapidamente possibile”.
Professor Rizzi, la Regione Lombardia ha disposto la zona arancione rafforzata per la provincia di Brescia, un comune in provincia di Cremona e parte della bergamasca. Com’è la situazione nel vostro ospedale e a Bergamo?
Nella provincia di Bergamo fino ad oggi la situazione è stata abbastanza tranquilla, abbiamo avuto un po’ di pressione, con ricoveri da altre province, tra ottobre e dicembre. Abbiamo accolto qualche paziente dall’area bergamasca, in particolare dalle aree meno colpite in inverno e nella primavera dell’anno scorso. Ora abbiamo qualche caso in più proveniente dai comuni della provincia di Brescia, dove gli ospedali sono un po’ sotto pressione. Ma la situazione ancora non è problematica.
Nella zona arancione rafforzata il 39% dei contagi è da varianti. Anche da voi e in che misura si rileva l’incidenza del virus modificato?...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.