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Roma, 28 dic. (askanews) - L'agenzia askanews sospende le trasmissioni, che riprenderanno domani, domenica 29 dicembre, alle 7.
AGI - Ha appena 22 anni Carmen d'Andrea e oggi comincerà l'aspirantato religioso nel monastero Santa Maria delle Vergini di Bitonto, in provincia di Bari. La giovane donna è seconda di due figli, nata da mamma Anna e papà Gaetano, e vive ad Eboli, in provincia di Salerno. La prima volta è stata nella città pugliese per presentare il suo libro “Innato Amore. ‘Grate' di libertà”, un modo per far conoscere la vita monastica al mondo esterno. Carmen ha cominciato la sua esperienza religiosa nel 2014. “Era l'11 maggio di quell'anno quando ho vissuto la mia prima giornata in un monastero di clausura – racconta la giovane all'AGI -. Avevo 15 anni ma sentivo il forte bisogno di scoprire il silenzio. Durante lo studio del monachesimo nel programma di pedagogia al liceo mi sono sentita spinta verso questa realtà. Così ho conosciuto la comunità monastica di Sant'Antonio Abate della mia città, Eboli, e la madre abbadessa Ildegarde Landi. Sono cresciuta anche con loro e conoscendole mi sono ricreduta sulla loro figura, spesso al di fuori del Monastero viene fraintesa”. Il giorno della svolta, quando tutto è cambiato, è il 5 novembre 2018: "Ho iniziato a viaggiare tra Campania e Puglia per il libro che ho presentato a Bitonto, con me c'erano i miei genitori e un'altra poetessa. In quell'occasione - spiega ancora - ho conosciuto la realtà monastica bitontina e la madre abbadessa Maria Carmela Modugno: sentivo che la sua presenza non era stata messa nella mia vita per caso e qualcosa di forte mi ha spinta in quella città, in quel monastero. Forse ero destinata da sempre a questa terra”. “Ho capito – aggiunge Carmen – che il monastero bitontino è il mio ‘punto felice' perché ogni volta che tornavo da lì mi sentivo incompleta”. Come hai capito fosse la scelta giusta da fare? “Ce ne ho messo di tempo per decidermi – ammette Carmen -. All'inizio è stato un trauma anche per me, avevo iniziato il percorso monastico a Eboli e lasciare le compagne è stata la cosa più difficile. E poi dirlo ai miei genitori, ai miei amici, però sono stata fortunata: non mi hanno mai lasciata sola, infatti lunedì mi accompagneranno loro a Bitonto e poi saluteranno la comunità da fuori, da lontano, anche per via delle normative anti contagio. Ho dovuto fare il tampone per sicurezza, risultato negativo, e per evitare contatti sto salutando tutti i miei amici dal balcone, come se fosse una serenata romantica”. E i tuoi genitori come hanno reagito? “Mi aspettavo una reazione negativa. Invece sono commossi, come tutti. Sarà perché mi hanno vista felice, determinata. Certo - dice la giovane - avrebbero preferito Eboli o la missione. Ma così doveva andare. Al cuor non si comanda! È lo stesso procedimento dell'innamoramento. Ti innamori per tanti motivi, però non lo sai spiegare fino in fondo. Allora ti vivi questo momento magico che solo l'Amore può creare”. Non ti mancherà la vita che vivono i tuoi coetanei a questa età? “L'emergenza sanitaria nella quale ci troviamo amplifica ogni emozione e fare un passo in questo momento storico è una grande responsabilità. Durante questo isolamento che tutti stiamo vivendo è successo qualcosa di forte nella mia vita. Ho compreso dove voglio vivere. Ho compreso dov'è la mia stabilità. È difficile lasciare la vita che ho condotto finora. Posso dire di aver vissuto una vita felice e sono sicura che continuerà ad esserlo. Mi rendo conto che non è una scelta semplice, è una scelta bella tosta, soprattutto a 22 anni. Ma sento che non si può più rimandare. Vada come vada potrò dire di averci provato e in ogni modo sarà bellissimo. Questa - sottolinea - sarà l'avventura più bella; con Gesù è sempre un'avventura”. Per chi pregherai? “La preghiera è assicurata per tutti! Specialmente in questo periodo e anche io mi affido alla preghiera degli altri”, conclude Carmen.
AGI - Una zebra a pois non è più solo il titolo di una canzone per bambini, ma in Africa è una vera e propria realtà. A causa di una serie di mutazioni genetiche, dovute principalmente alla consanguineità, in Africa sono state identificate e studiate zebre davvero bizzarre: a pois, ma anche con il manto dorato. Non si tratta di mutazioni innocue, ma pericolose dal punto di vista evolutivo. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università della California a Los Angeles. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Ecology e a essi è stato dedicato un servizio sul National Geographic. Nello studio i ricercatori hanno eseguito test DNA sulle zebre africane per comprendere le ragioni delle anormalità nel manto di diversi esemplari. “La frammentazione dell'habitat da parte dell'uomo – spiega Brenda Larison dell'Università della California a Los Angeles – ha portato le zebre ad aumentare la consanguineità, per cui queste mutazioni caratteristiche potrebbero evidenziare un pericolo futuro per la specie”. Isolated groups were more likely to produce abnormally striped zebras, suggesting these genetic mutations are caused by inbreeding and habitat fragmentation https://t.co/3XnyN6Sd55 — National Geographic (@NatGeo) January 23, 2021 Il team ha analizzato il DNA di 140 esemplari, sette dei quali presentavano un manto atipico, provenienti da nove parchi nazionali in Africa. “Una mancanza di diversità genetica può portare a difetti genetici – continua la ricercatrice – malattie e infertilità. Le zebre non sono attualmente una specie minacciata, ma la loro popolazione ha registrato un calo del 25 per cento nel numero di unità dal 2002. Sono stati osservati modelli atipici durante questo periodo, ma non sapevamo con sicurezza a cosa potessero essere attribuite tali caratteristiche”. Secondo National Geographic, circa 500 mila zebre sono state influenzate dalla frammentazione dell'habitat causata dallo sviluppo umano, il che costringe gli animali in aree più piccole e impedisce loro di migrare con mandrie diverse, un processo fondamentale per la diversità genetica. “Anche se le zebre non sono attualmente minacciate – osserva la scienziata – questi problemi genetici potrebbero identificare un pericolo in futuro. Le famose strisce nere delle zebre si sono evolute per facilitare il processo di mimetizzazione degli animali nella pianura. Manti caratteristici sono più evidenti per i predatori”. L'autrice ribadisce poi che la salute genetica dell'animale, inoltre, deve essere salvaguardata per evitare difetti congeniti, malattie, infertilità. “I conservazionisti tentano spesso di spostare le zebre per riprodursi con altre popolazioni – conclude Desire Dalton, che studia la genetica della fauna selvatica presso il South African National Biodiversity Institute di Pretoria – ma bisogna essere consapevoli di quando le unioni possono essere un vantaggio per la specie e quando invece ciò potrebbe essere deleterio. È necessaria una profonda consapevolezza di quali popolazioni possano essere avvicinate”.
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ROMA (Reuters) - Il premier Giuseppe Conte starebbe valutando di rassegnare le dimissioni, già domani, e aprirsi così la strada a un reincarico per un nuovo esecutivo con una maggioranza più ampia.Lo riportano, con sfumature diverse, tutti i principali quotidiani in articoli di retroscena politici che descrivono questo come lo scenario per uscire dalla crisi.
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AGI - "Volendo ragionare con l'ottimismo della volontà possiamo dire che il piano vaccinale va rimodulato ma che ce la faremo lo stesso. Che alternativa ho, che alternativa abbiamo? L'alternativa e' di metterci a fare la cultura del piagnisteo, una serie di lamentazioni, con scarsi risultati" ha detto Massimo Galli, direttore Malattie Infettive all'ospedale Sacco di Milano, ad Agorà su Rai 3, commentando i ritardi sul fronte dei vaccini. "Qui - ha osservato - è anche una questione di mercato. L'Unione europea ha avuto garanzie di avere una grande quantità di vaccino a determinate condizioni e adesso c'e' mezzo mondo che probabilmente sta offrendo di più, ma non traggo conclusioni... E poi - ha aggiunto - altra cosa che ci si poteva aspettare, è che impianti anche di grandi aziende farmaceutiche non siano in condizioni di rispondere a tutta questa richiesta con la velocità voluta. Forse poteva essere pensata, e non oggi, qualche alternativa per moltiplicare impianti e ottenere su concessione, pagando, di poter fare quei vaccini anche in altre parti. Queste cose - ha concluso - non sono state fatte, oggettivamente, ma in ogni caso l'ottimismo della volonta' dice che dobbiamo darci da fare sapendo molto bene che più lenti saremo, più rischi correremo".
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