Nozze a sorpresa a Windsor: Beatrice la nipote della regina sposa un italiano
Nozze discrete e senza riflettori per covid-19 e lo scandalo Epstein. Presenti i parenti stretti, Andrea e Sarah, i genitori di Beatrice e i nonni, Elisabetta II e Filippo
Lo chef 22enne si racconta al Corriere: a soli 19 anni ha aperto il suo ristorante e a 10 anni era già un fenomeno dei fornelli
Agevolava la trattazione delle pratiche di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno di stranieri dietro lauti compensi o regali. Con questa accusa la squadra mobile di Parma ha arrestato un'assistente capo della Polizia dipendente dell'ufficio immigrazione della Questura.
Per lei l'attore lasciò Romy Schneider, ma divorziarono nel 1969
Il dj rassicura tutti dopo l'intervento al cuore: "Non avete idea della forza che mi ha dato leggere tutti i vostri messaggi"
"Bevvi la droga dello stupro" denuncia l'attrice al CorSera. E poi rivela: "Parlo ancora con Anthony Bourdain"
Di cosa si tratta e come riconoscerli. Lo spiega il professor Tim Spector, epidemiologo del King’s College of London.
AGI - Procter & Gamble, il colosso Usa dei prodotti di largo consumo, dai rasoi Gilette ai pannolini Pampers, annuncia un aumento dell'8% delle vendite nel trimestre concluso il 31 dicembre e punta su una serie di nuovi prodotti di fascia alta, dai costosi saponi per i piatti agli spazzolini da 300 dollari, alle cialde di detersivo progettate per lavatrici extra-large. Secondo P&G i consumatori, in questa fase, sono sempre più disposti a pagare di più per prodotti di qualità. Il cambiamento secondo P&G dipende dal fatto che i consumatori, bloccati a casa a causa della pandemia di coronavirus, sono disposti a spendere di più per mantenere pulite le loro case e se stessi. Lo dimostrano i dati del quarto trimestre, con il fatturato che è cresciuto dell'8% a 19,8 miliardi di dollari, contro gli attesi 19.9 miliardi. Inoltre l'azienda ha rialzato le sue stime per la crescita organica delle vendite per l'intero anno, portandola tra il 5% e il 6%, dal precedente intervallo del 4% al 5%. P&G annuncia poi un utile trimestrale netto di 3,9 miliardi di dollari, pari a 1,47 dollari ad azione, rispetto agli 1,41 dollari di un anno fa e agli attesi 1,48 dollari. L'aumento più consistente si è registrato nella vendita dei prodotti per il bucato, il lavaggio della casa e delle stoviglie (+12%), spinti dalla maggiore permanenza in casa delle persone durante la pandemia. Seguono i prodotti per la salute (+9%) con un netto aumento delle vendite di dentifrici e spazzolini. Flettono invece i prodotti per coadiuvare le vie respiratorie, specie del marchio Vicks, diminuite nell'ultimo anno a causa di una minore diffusione di tosse, raffreddore e influenza stagionale. In aumento le vendite dei prodotti per la bellezza e quelli per l'igiene dei più piccoli, cresciuti del 6%. Boom di vendite di carta igienica e altri prodotti di carta per la pulizia della casa. L'aumento delle ore passate in casa, fa notare il Cfo dell'azienda Jon Moeller, ha fatto crescere piuttosto inaspettatamente anche i prodotti per la rasatura, per la cura della pelle degli uomini e dei deodoranti. Una crescita accelerata soprattutto nel Nord America, nel Medio Oriente e in Africa. “Nella misura in cui l'introduzione diffusa del vaccinico cambierà queste tendenze”, ha spiegato Moeller, “ci sarà probabilmente una riduzione della domanda di alcune categorie, ma ci dovrebbe essere un aumento significativo della domanda di altre categorie”.
"Temo che il sogno di una sinistra riformista sia tramontato definitivamente. E Renzi ha dato un contributo significativo”
Gli aggiornamenti in tempo reale sull'emergenza coronavirus in Italia.
AGI - Le frontiere nella Ue restano aperte ma i viaggi non essenziali saranno scoraggiati. Le aree con la circolazione più alta del virus, in particolare delle nuove varianti, saranno classificate come "zone rosso scuro" e in queste gli Stati membri decideranno ulteriori restrizioni alla circolazione: dai test alla quarantena. Così come per chi arriva da fuori l'Ue, sempre da zone particolarmente colpite. Questo è quanto hanno deciso i leader dei Ventisette dopo un vertice - in videoconferenza - durato oltre quattro ore. "Adottiamo misure mirate" da preferire rispetto alla "chiusura pura e semplice delle nostre frontiere, che metterebbe gravemente a repentaglio la nostra economia senza fermare il virus", ha spiegato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa al termine del summit. Con lei il presidente del Consiglio, Charles Michel: "Noi cerchiamo di trarre insegnamenti da quello che è accaduto" e "sappiamo che sarà probabilmente necessario adottare misure restrittive ulteriori per limitare i viaggi non essenziali" e "questo è l'orientamento e nei prossimi giorni cercheremo di coordinarci con il buon senso" usando "ad esempio il colore della zona" riferito al rischio più o meno alto di contagio, ha spiegato. "Alle persone che viaggiano da una zona rosso scuro può essere richiesto di fare il test prima della partenza e di osservare una quarantena all'arrivo" e "in caso di situazioni sanitarie molto gravi, tutti i viaggi non essenziali devono essere fortemente scoraggiati sia all'interno dei Paesi che attraverso i confini", ha precisato la presidente della Commissione. "Allo stesso tempo - ha sottolineato - è di assoluta importanza mantenere il mercato unico in funzione". Per questo motivo "lavoratori e beni essenziali devono continuare a passare attraverso i confini senza interruzioni". Finora l'Ecdc, il Centro europeo per la gestione delle malattie, ha sempre classificato le zone del continente in verdi, gialle e rosse. Inutile nascondere la "forte preoccupazione" per la rapida diffusione delle nuove varianti del virus. Per questo von der Leyen chiede "più test e più sequenziamento" che "va aumentato ad almeno il 5% dei test positivi" per avere numeri significativi. A complicare il quadro è l'incertezza della campagna vaccinale, nonostante gli obiettivi ambiziosi con cui la Commissione si è presentata al tavolo di capi di Stato e di Governo. "I leader Ue chiedono che la vaccinazione aumenti e gli impegni delle aziende devono essere rispettati", ha detto Michel a nome dei colleghi infuriati per i ritardi Pfizer dell'ultima settimana (e l'incertezza della prossima). Ha confermato tuttavia che vi è "ampio sostegno alla proposta della Commissione, molto ambiziosa, di vaccinare il 70% degli adulti entro l'estate". "Se ci saranno degli ostacoli li dobbiamo affrontare insieme", ha esortato. Nel frattempo sembra congelata la discussione - che aveva già portato alla formazione di almeno due correnti di pensiero - sul possibile passaporto vaccinale. "Pensiamo sia necessario un certificato a finalità mediche e in una fase ulteriore vedremo come questo potrà essere utilizzato" anche se "noi siamo molto cauti, è giusto saper constatare quando le persone sono state vaccinate", ha chiarito Michel. È' una necessità medica" ma "l'uso da farne va considerato con serietà" perché "ci sono ancora interrogativi sulla trasmissibilità e sulla durata" oltre all'accessibilità dei vaccini, e "gli usi possibili del certificato si discuteranno in un secondo momento", ha confermato von der Leyen. Unanime è stato invece l'accordo sull'uso e il reciproco riconoscimento dei test rapidi, favoriranno gli spostamenti e potenzieranno il tracciamento dei casi.
Accade in un centro prelievi del vercellese. Zampa: "Vaccinazione operatori Ssn sia pre-condizione contrattuale"
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L'ex velina pubblica sui social un paio di scatti da capogiro.
I "quattro dell'Ave Maria" restano in due. Chi prenderà il loro posto? Tra i concorrenti in crescita Max ed Aquila
AGI - Il sistema immunitario delle persone contagiate dal virus responsabile di Covid-19 può fare affidamento sugli anticorpi creati durante eventuali infezioni da coronavirus contratte precedentemente e in questo modo avere un aiuto per combattere la malattia. È emerso da uno studio condotto dalla Northern Arizona University (NAU) e dal Translational Genomics Research Institute (TGen). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Reports Medicine. Covid-19 non è il primo incontro che l'umanità ha con un coronavirus, così chiamato a causa dei picchi proteici a forma di corona sulla loro superficie. Prima di SARS-CoV-2, il virus che causa Covid-19, gli esseri umani si sarebbero imbattuti in almeno altri 6 tipi di coronavirus. Il nuovo studio ha cercato di capire come i coronavirus (CoV) "accendono" il sistema immunitario umano e contribuiscono a capire meglio il funzionamento interno della risposta anticorpale. "I nostri risultati suggeriscono che il virus di Covid-19 può risvegliare una risposta anticorpale che esisteva negli esseri umani prima della nostra attuale pandemia, il che significa che potremmo già avere un certo grado di immunità preesistente a questo virus", spiega John Altin, esperto di malattie infettive di TGen e autore senior dello studio. Questo potrebbe aiutare i ricercatori a mettere a punto nuove diagnosi, a valutare i poteri curativi del plasma convalescente, a sviluppare nuovi trattamenti terapeutici e, cosa importante, aiutare a progettare futuri vaccini o terapie con anticorpi monoclonali in grado di proteggere dalle mutazioni che possono verificarsi nel virus di Covid-19. I ricercatori hanno utilizzato uno strumento chiamato PepSeq per mappare con precisione le risposte anticorpali a tutti i coronavirus che infettano l'uomo. PepSeq è una nuova tecnologia in fase di sviluppo presso TGen e NAU che permette la costruzione di pool altamente diversificati di peptidi (brevi catene di amminoacidi) legati ai tag del DNA. Se combinati con il sequenziamento ad alta velocità, questi pool di molecole PepSeq consentono una conoscenza approfondita della risposta degli anticorpi ai virus. "I dati generati utilizzando PepSeq hanno consentito un'ampia caratterizzazione della risposta anticorpale in individui recentemente infettati da SARS-CoV-2 rispetto a quelli esposti solo a precedenti coronavirus che ora sono diffusi nelle popolazioni umane", afferma Jason Ladner, autore principale dello studio della NAU. Oltre a SARS-CoV-2, i ricercatori hanno esaminato le risposte anticorpali di altri due coronavirus potenzialmente mortali: MERS-CoV, che ha causato l'epidemia di MERS nel 2012 in Arabia Saudita; e SARS-CoV-1, il primo coronavirus pandemico che ha causato l'epidemia di sindrome respiratoria acuta grave nel 2003 in Asia. Sono esempi di coronavirus che infettano gli animali, ma si sono evoluti facendo ammalare le persone e sono diventati nuovi patogeni umani. Oltre a caratterizzare gli anticorpi che riconoscono SARS-CoV-2, i ricercatori hanno poi esaminato le risposte anticorpali di quattro vecchi coronavirus: alphacoronavirus 229E; alphacoronavirus NL63; betacoronavirus OC43; e betacoronavirus HKU1. Questi cosiddetti coronavirus "comuni" sono endemici in tutta la popolazione umana, ma di solito non sono mortali e causano lievi infezioni delle vie respiratorie superiori simili a quelle del comune raffreddore. Confrontando i modelli di reattività contro questi diversi coronavirus, gli esperti hanno dimostrato che SARS-CoV-2 potrebbe richiamare gli anticorpi del sistema immunitario originariamente generati in risposta a precedenti infezioni da coronavirus. Questa reattività crociata si è verificata in due siti nella proteina spike di SARS-CoV-2, la chiave d'ingresso del virus nella cellula. "I nostri risultati evidenziano i siti in cui la risposta SARS-CoV-2 sembra essere modellata da precedenti esposizioni al coronavirus e che hanno il potenziale per aumentare ampiamente gli anticorpi neutralizzanti", osserva Altin. "Dimostriamo inoltre che questi anticorpi cross-reattivi si legano preferenzialmente ai peptidi endemici del coronavirus, suggerendo che la risposta a SARS-CoV-2 in queste regioni potrebbe essere limitata dalla precedente esposizione al coronavirus", prosegue Altin, precisando che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le implicazioni di queste conclusioni. I risultati potrebbero aiutare a spiegare le reazioni molto diverse che i pazienti con Covid-19 hanno alla malattia: da lievi ad asintomatiche fino a infezioni gravi che richiedono il ricovero in ospedale e spesso portano alla morte. È anche possibile che le differenze nella risposta anticorpale preesistente identificata da questo studio aiutino a spiegare alcune delle differenze nel modo in cui la malattia da Covid-19 si manifesta gravemente nei soggetti anziani rispetto ai giovani, che avranno storie diverse di infezioni con i comuni coronavirus. "I nostri risultati avanzano l'ipotesi che la natura della risposta anticorpale di un individuo a una precedente infezione endemica da coronavirus possa avere un impatto sul decorso della malattia Covid-19", conclude Ladner.
AGI - Tutti in piedi con la mano sul petto durante l'inno nazionale cantato da Lady Gaga all'inaugurazione di Joe Biden alla presidenza. E' accompagnata dalla banda dei Marine. Lady Gaga ha sfoggiato una mise rossa e nera, dall'ampia gonna a campana. Sulla giacca un enorme colomba dorata e una pettinatura con treccia che ricorda quella della principessa Leia di Star Wars. Prima di lasciare il podio, ha saluto Joe Biden, Kamala Harris e l'ex presidente Barack Obama. La star ha cantato l'inno nazionale e, in un post, ha definito "un onore" intervenire alla cerimonia che ha segnato la fine della presidenza di Donald Trump: "La mia intenzione è riconoscere il nostro passato, curare il nostro presente e appassionarci a un futuro in cui lavoriamo insieme amorevolmente". Ieri, in un tweet, la celebre cantante aveva espresso la speranza che l'insediamento fosse "un giorno di pace per tutti gli americani. Un giorno di amore, non di odio. Un giorno per l'accettazione, senza paura". E durante le prove dell'esibizione aveva visitato il Congresso e incontrato i soldati della Guardia nazionale chiamati a vigilare che non si ripetessero i disordini del 6 gennaio.
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AGI - Gran parte della popolazione italiana mostra qualche forma di esitazione rispetto alla possibilità di vaccinarsi contro Covid-19. Uno studio dell'Università di Padova, pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine, su 2.267 partecipanti (69,9 per cento femmine, età media 38,1 anni) il 40 per cento ha intenzione di accettare un vaccino contro il Covid-19 senza alcuna esitazione, mentre il 60 per cento ha un grado di esitazione variabile (da 1 a 100). I dati sono stati raccolti in tre periodi, corrispondenti alle diverse fasi dell'emergenza in Italia: prima del lockdown 28 febbraio - 8 marzo; durante il lockdown, cioè 9 marzo - 9 maggio, e dopo il primo lockdown nazionale, 10 maggio - 28 giugno 2020. "I vaccini contro il Covid-19 sono fondamentali per fronteggiare l'emergenza sanitaria, ma l'esitazione vaccinale potrebbe ridurre la copertura e rendere difficile ottenere l'immunità di gregge o, addirittura, favorire mutazioni", spiega Teresa Gavaruzzi, ricercatrice dell'Università di Padova. "Con il termine Vaccine Hesitancy, che in italiano possiamo tradurre con esitazione vaccinale, si indica una serie variegata di atteggiamenti, che vanno da alcuni a molti dubbi, fino al ritardo e alla riluttanza a vaccinarsi o vaccinare i propri figli, per uno o più vaccini. Nel nostro studio - prosegue - abbiamo iniziato a monitorare la percezione del rischio e l'esitazione vaccinale per il nuovo coronavirus fin dalle prime fasi di diffusione del virus, cioè prima ancora che fosse dichiarato lo stato di pandemia, valutandone l'evoluzione nel tempo. Da un punto di vista metodologico si è usata una analisi di regressione che, in statistica e psicometria, permette di quantificare se una serie di comportamenti o caratteristiche personali influenzi o meno un certo comportamento di interesse. Grazie a Paolo Girardi, ricercatore in psicometria del nostro gruppo abbiamo modellato l'esitazione relativa ad un vaccino contro il Covid-19, scindendo l'informazione relativa all'accettazione al vaccino senza esitazioni (accettazione), dalla parte relativa alla dubbiosità verso lo stesso (esitazione)". Inoltre, "abbiamo misurato la percezione del rischio nei confronti del Covid-19 attraverso tre dimensioni: la probabilità di essere contagiati, la gravità della malattia, e la paura della malattia. Le analisi statistiche dimostrano che i fattori principali che predicono l'intenzione a vaccinarsi sono tre: la "percezione del rischio", la "dubbiosità sui vaccini", e la "vaccinazione contro l'influenza". Considerando il primo predittore, cioè la "percezione del rischio", i risultati mostrano che la probabilità di accettare il vaccino senza esitazione aumenta di circa 2 volte e mezzo quando si percepisce il rischio del Covid-19 come medio rispetto a quando lo si percepisce basso e aumenta di circa 5 volte quando si percepisce il rischio come alto rispetto a quando lo si percepisce basso. Tra gli esitanti, ci sono differenze in base alla percezione del rischio di Covid-19: chi percepisce il rischio come medio, o alto, riduce il grado di esitazione del 30 per cento e del 40 per cento rispettivamente, rispetto a chi percepisce il rischio come basso. Prendendo in esame il secondo predittore, cioè la "dubbiosità sui vaccini", i risultati dello studio mostrano come il livello di accettazione del vaccino è fortemente influenzato dai dubbi generali nei riguardi dei vaccini, che ne diminuiscono progressivamente l'accettazione. Rispetto a chi non ha dubbi, il fatto di avere anche pochi dubbi riduce la probabilità di accettare il vaccino Covid-19 senza esitare del 37 per cento e tale riduzione arriva all'87 per cento per chi ha molti dubbi. Tra coloro che non accetterebbero senza esitazione il vaccino, il livello di esitazione vaccinale (misurata con una scala da 1 a 100) aumenta solo per chi ha molti dubbi nei riguardi dei vaccini in generale, portando ad un aumento dell'esitazione del 51 per cento per i più dubbiosi. Per quanto riguarda il terzo predittore, vale a dire la "vaccinazione contro l'influenza", il campione ha mostrato come l'essersi vaccinati contro l'influenza nella precedente stagione influenzale (2019) aumenta le probabilità di accettare senza esitazione il vaccino contro il COVID-19 di circa 3 volte. Tra chi è esitante, essersi vaccinati contro l'influenza nella precedente stagione influenzale riduce il livello di esitazione di circa il 35 per cento. "La risposta delle persone al pericolo varia in base ad alcune caratteristiche del pericolo stesso. In particolare, i rischi sono percepiti come più pericolosi quando sono poco comuni, sconosciuti alla scienza, caratterizzati da una natura catastrofica, e fisicamente e psicologicamente vicini", spiega Marta Caserotti, assegnista di ricerca dell'Università di Padova e prima autrice dello studio. "La rischiosità di un evento viene valutata non solo sulla base di informazioni oggettive, ma anche sulla base delle sensazioni provate in merito. Il profilo di percezione del rischio per il Covid-19 - continua la ricercatrice - è stato confrontato con quello di due malattie che differiscono per due importanti dimensioni legate al rischio: la familiarità e prevedibilità di decorso che abbiamo nei confronti dell'influenza stagionale (Flu) e la distanza fisica e psicologica che percepiamo nei confronti del virus dell'Ebola (EVD). Se guardiamo all'evolversi di questi giudizi nelle tre fasi studiate si nota che: per la probabilità percepita di essere contagiati, il Covid-19 assomiglia molto all'influenza in tutte le tre fasi, mentre per la gravità percepita, se prima del lockdown era di poco superiore all'influenza, durante e dopo il lockdown i giudizi si avvicinano molto a quelli dell'Ebola. Già prima del lockdown - conclude Caserotti - la paura del Covid-19 è invece simile a quella dell'Ebola ed è maggiore di quella per l'influenza, ma poi aumenta molto durante il lockdown e si riduce solo leggermente dopo il lockdown, risultati in linea con la letteratura sul ruolo di fattori emozionali nella percezione del rischio". I risultati di questo studio confermano che la percezione del rischio riveste un ruolo chiave nell'accettazione del vaccino contro il virus Sars-Cov-2 e che si tratta di una percezione che può avere un andamento temporale fluttuante. Non solo, i risultati dimostrano che i dubbi che le persone esprimono nei confronti dei vaccini in generale sono associati all'esitazione vaccinale per il Covid-19. Secondo gli autoriali fattori, che si riflettono sul comportamento delle persone, dovrebbero essere presi in considerazione per pianificare una comunicazione pubblica sulla salute mirata e in grado di rendere più efficace la risposta all'epidemia da parte della popolazione.