Nuovo lockdown in Scozia, Sturgeon chiude anche le scuole
La decisione anticipa di ore le nuove restrizioni di Johnson
La morte della piccola di 18 mesi risale all′11 gennaio scorso. Agli inquirenti l'uomo aveva sostenuto che la bimba si era tirata addosso una stufa mentre giocava
La conduttrice si racconta a Verissimo: "Adesso ho solo ricordi belli, ma ci sono voluti tre anni per metabolizzare"
Claudia Lepore, 59 anni, originaria di Carpi, viveva a Santo Domingo da dieci anni. Arrestato un uomo: avrebbe agito su commissione per 3000 euro
Subito lite su Navalny, mano tesa sul trattato Start. Altri dossier caldi: cyber attack, Ucraina, Bielorussia
AGI - La popolazione triplicava in una notte. Ogni fine settimana. Poi tutto tornava alla normalità. Non un fenomeno di marea demografica, ma quello che, prima del Covid-19, accadeva nel più piccolo paese della Sardegna. Perché Baradili, in provincia di Oristano, nonostante i suoi 78 abitanti, ospita un ristorante-pizzeria da 180 coperti. Qui sono nati l'accademia di cucina e il locale che, negli anni, hanno proiettato il piccolo centro isolano nel cuore della gastronomia internazionale, con contatti che vanno dagli Stati uniti d'America alla Corea. Un percorso che ha trasformato il 'micro-paese' in una 'capitale' della pizza. Negli ultimi mesi, con le restrizioni imposte dalla pandemia, il ristorante pizzeria 'Sa Scolla' ha chiuso, ma prepara la ripresa a numeri ridotti anche solo per dare un segnale di speranza. Un campus e corsi con allievi anche dall'estero Tutto ha inizio nel 2015 quando l'Accademia Casa Puddu – oggi ribattezzata Coi Accademia enogastronomica – ha deciso di allestire un campus per i suoi numerosi allievi. “Avevamo bisogno di spazi, abbiamo studenti che arrivano da ogni parte della Sardegna e qualche presenza internazionale. Quest'anno abbiamo un alunno filippino e uno coreano”, ha spiegato il presidente Gianfranco Massa. Così la scuola, nata nel 2010 nella sede dell'ex pastificio di Siddi, nel Sud Sardegna, ha traslocato a Baradili. Qui hanno dunque ripreso i corsi di alto livello come 'La cucina secondo le stagioni': 600 ore per un percorso di formazione certificata che coinvolge docenti-chef di importanti realtà sarde, italiane e straniere. “Il 94 per cento dei nostri allievi trova lavoro entro due mesi dalla fine del corso”, ha sottolineato Massa. Da allora è stato un crescendo: lo stesso anno l'Accademia si è guadagnata la partecipazione all'Expo di Milano per rappresentare la Sardegna nel padiglione Eataly. Scambi con New York, Seoul e le Filippine Due anni dopo una delegazione è partita dal piccolo paese per la 'Grande Mela': a New York grazie a uno scambio con il Culinary insitute of America. Qualche tempo dopo i newyorkesi hanno ricambiato la visita e sono stati portati nelle campagne della zona raccogliere erbe spontanee e a conoscere i prodotti locali. Dopo gli americani, lo scorso anno, a Baradili sono arrivati anche i coreani: la Kbs, la tv di stato della Corea del Sud, ha deciso di raccontare l'isola con un focus sull'Accademia dopo un accordo firmato con il College di Seoul. Una collaborazione è stata avviata anche con la Camera di commercio italiana nelle Filippine. “L'obiettivo è promuovere i nostri prodotti agroalimentari attraverso la cucina. Con la Corea abbiamo deciso di iniziare uno scambio di competenze: docenti e studenti avrebbero dovuto iniziare corsi nelle rispettive sedi ma con la pandemia abbiamo rimodulato il progetto e avviato le video-lezioni”, ha spiegato Massa. Il presidente che, assieme all'amministratore delegato Giancarlo Dessì, è a capo anche del ristorante Sa Scolla – pizzeria con cucina di campagna, oggi guidato dallo chef Francesco Vitale - nato per scommessa l'anno dopo il trasloco. Convinti a fare la pizza da una coppia di anziani “Appena arrivati lì con l'Accademia, un'anziana coppia di Baradili continuava a chiederci se facevamo pizze. Alla fine ci hanno convinti”, scherza Massa che però assicura: “Da quando abbiamo aperto vengono tutte le settimane”. E non sono gli unici: nel 2019 in occasione della quarta edizione di 'Baradili capitale della pizza' - manifestazione a cui prendono parte i maggiori esperti del settore – nel paese si sono riversati circa 10 mila degustatori che hanno travalicato i confini di piccolo centro, sconfinando nei tanti comuni limitrofi. Il locale, prima della pandemia, ogni fine settimana e durante le cerimonie riempiva i suoi 180 coperti, dopo il lock-down e la chiusura degli ultimi mesi imposta dalle restrizioni per il contenimento del virus, Sa Scolla si prepara a riaprire a pranzo e a numeri ridotti. “Faremo anche asporto, certo sarà difficile, ma è un segnale”, ha spiegato Massa.
Sarà crisi tra Fabrizio Corona e Lia del Grosso? Ancora non è dato saperlo ma il bacio tra il re dei paparazzi e l’ex Asia Argento non avrà di certo fatto piacere alla futura signora Corona
Il genitore della ragazzina morta per una challenge: "Controllarla? Mi fidavo di lei". Polizia Postale: "Più reati con la pandemia"
Gli aggiornamenti in tempo reale sull'emergenza coronavirus in Italia.
AGI - Il presidente americano Joe Biden ha chiamato il capo dell'Ufficio della Guardia Nazionale per scusarsi dopo che alle truppe dispiegate a Washington. per proteggere la sua cerimonia di insediamento, è stato ordinato di dormire in un garage non riscaldato una volta cacciate dal Campidoglio. Nella telefonata con il generale Daniel R. Hokanson, il capo dell'Ufficio della Guardia Nazionale, Biden si è scusato e ha chiesto cosa poteva fare, riferiscono dalla Casa Bianca. Jill Biden, la first lady, con una decisione imprevista è uscita dalla Casa Bianca per far visita ai soldati di stanza fuori dal Campidoglio oggi pomeriggio, ringraziando per il loro lavoro e distribuendo biscotti al cioccolato. "La Guardia Nazionale avrà sempre un posto speciale nel cuore di tutti i Biden", ha detto, sottolineando che il loro figlio Beau, morto nel 2015, era un membro della Guardia Nazionale dell'Esercito del Delaware. "Sono soldati, non sono i servi di Nancy Pelosi", ha detto il governatore Ron DeSantis della Florida, un repubblicano, su "Fox and Friends" questa mattina. "Questa e' una missione a meta', a questo punto, e penso che la cosa appropriata sia riportarli a casa". Tra Covid e notti sul pavimento Sono almeno un centinaio gli uomini della Guardia Nazionale - i soldati giunti a Washington dopo l'assalto del 6 gennaio al Congresso - risultati positivi al Covid-19 e che adesso sono in quarantena negli hotel vicini. Lo hanno riferito tre fonti a Politico, secondo cui lo schieramento dei soldati a Washington per il giuramento del presidente, Joe Biden, potrebbe essersi trasformato in un evento "super-spreader", di superdiffusione del contagio. Secondo Politico, la Guardia Nazionale non è riuscita ad approntare un piano per testare i soldati, alcuni dei quali hanno dovuto cercare di farsi un test da soli. Al momento la Guardia Nazionale non ha segnalato il numero di casi, anche se si teme che il Covid-19 si sia diffuso molto rapidamente tra i 25mila soldati giunti nel centro della capitale (dopo il giuramento, più di 10 mila soldati rimangono ancora in servizio a Washington). Intanto, il Washington Post ha raccontato che centinaia di soldati hanno trascorso giovedì notte dormendo per terra nei garage fuori dal complesso del Congresso. Due agenti hanno raccontato al Post che i soldati sono stati trasferiti senza spiegazioni nel garage dove non c'era quasi spazio, passavano le auto vicine, i soldati erano esposti al fumo e c'erano pochi bagni. Gli uomini della Guardia Nazionale arrivati a Washington hanno stanze d'albergo, ma i soldati sono in genere in servizio per un giorno o due, turni di poche ore e non possono tornare facilmente ai loro alloggi, molti dei quali sono fuori dal Distretto di Columbia, negli Stati confinanti della Virginia e del Maryland. Al loro arrivo dopo l'assalto a Capitol Hill, i soldati erano stati autorizzati a dormire sul pavimento lungo i corridoi del Congresso e le foto avevano fatto il giro del mondo. Ma giovedì qualcuno li ha spostati in un parcheggio sotterraneo: le immagini circolate su Internet, con i soldati sdraiati sotto le luci al neon, con pochi bagni e prese per ricaricare i telefoni, hanno suscitato un coro di sdegno. "Questo è un insulto a tutte le unità della Guardia Nazionale che hanno seguito gli ordini e servito al freddo e sotto la pioggia tutta la notte senza cedere. Hanno protetto il Campidoglio quando ne avevamo più bisogno", ha tuonato il deputato democratico Brendan Boyle su Twitter. Gli ha fatto eco il nuovo leader della maggioranza al Senato, il dem Chuck Schumer, che ha definito la situazione "un oltraggio che non accadra' mai piu'". Non è chiaro chi abbia deciso lo spostamento: dalla Guardia Nazionale hanno sostenuto che sia stata la Capitol Police, ma il capo della polizia interna del Campidoglio ha negato, riferendo poi che "tutti gli uomini e le donne della Guardia Nazionale sono stati trasferiti in spazi all'interno del complesso del Campidoglio".
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AGI - Israele ha cominciato a vaccinare contro il Covid-19 gli studenti tra i 16 e i 18 anni, con l'obiettivo di riattivare il sistema scolastico in presenza, sospeso dall'attuale lockdown. Le quattro assicurazioni del Paese hanno cominciato gli appuntamenti con i componenti di questa frangia di età dopo una massiccia campagna che ha già raggiunto tutti i residenti con più di 35 anni. Finora quasi due milioni e mezzo di residenti in Israele hanno ricevuto la prima dose e quasi 900mila la seconda, secondo i dati del ministero della Salute; ed è stato vaccinato più del 60% della popolazione con più di 60 anni. Ma dall'inizio della campagna, i centri vaccinali offrono anche l'opzione di vaccinare chiunque si presenti a fine giornata, utilizzando le dosi eventualmente rimaste. Mentre prosegue con la campagna di vaccinazione, Israele tenta di mettere sotto controllo la terza ondata epidemica con un lockdown nazionale fino a a febbraio. La morbilità è ancora alta ma il tasso di riproduzione venerdi' e' sceso sotto l'1, il che garantisce che cali il ritmo di propagazione del virus. L'indice di positività più alto continua a registrarsi tra le comunità ultraortodosse, ostili sin dall'inizio della pandemia a rispettare le misure di distanziamento sociale. La polizia israeliana è intervenuta nei giorni scorsi in diverse congregazioni di questa comunità e ci sono stati anche scontri con le forze di sicurezza. Da oggi i viaggiatori di ritorno dall'estero in Israele devono presentare in aeroporto un test Pcr negativo. Inoltre, quelli provenienti da Sud Africa, Zambia, Brasile ed Emirati Arabi Uniti non potranno fare la quarantena a casa e saranno costretti a isolarsi negli hotel. Dall'inizio della pandemia, Israele ha registrato più di 580mila contagi e 4.266 decessi per Covid-19 su una popolazione di circa nove milioni di abitanti.
AGI - Un ragazzo di 23 anni, ricoverato all'ospedale Cto della Città della Salute di Torino per un gravissimo trauma facciale, è stato sottoposto in urgenza ad un lungo intervento di ricostruzione del volto con la stampa 3D. Per i medici, pianificare l'intervento di ricostruzione e la stampa additiva dei dispositivi da utilizzare in sala operatoria è stata una corsa contro il tempo. Un laboratorio per sperimentare nuove metodiche chirurgiche con l'ausilio delle tecnologie 3D è attivo da due anni presso l'ospedale Molinette di Torino. Il laboratorio si trova all'interno del reparto di Chirurgia maxillo facciale e consente di ricreare un modello del paziente e tramite software dedicati progettare l'intervento chirurgico, in modo da ottenere soluzioni personalizzate per ogni paziente. Il laboratorio è dotato di una postazione per l'elaborazione virtuale 3D dei modelli anatomici, che poi verranno realizzati attraverso l'utilizzo di stampanti 3D presenti in reparto, per coadiuvare la pianificazione degli interventi chirurgici. Una sinergia di tecnologie ed esperienza clinica che ha permesso di sviluppare nuovi protocolli di diagnosi e cura di pazienti, con la possibilità di trasferire la pianificazione degli interventi in sala operatoria. Nonostante la presenza del laboratorio all'interno del reparto, la simulazione chirurgica e la stampa 3D in urgenza differita rimane una sfida soprattutto in termini di tempo.Appena le immagini TC sono state disponibili, gli ingegneri del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, su indicazione dei chirurghi, hanno simulato al computer l'intervento cercando di ridare forma all'anatomia del volto fortemente compromessa dal trauma. Successivamente è stato stampato un modello 3D del volto ricostruito su cui i chirurghi hanno modellato placche di titanio personalizzate sul paziente da utilizzare in sala operatoria come guide per la ricostruzione. L'intervento preparato in 3D a tavolino ha consentito di ridurre i tempi operatori velocizzando i passaggi chirurgici e la soluzione dei possibili imprevisti. La pianificazione chirurgica virtuale, integrata con le tecnologie di stampa additiva, hanno consentito di svolgere, all'interno delle sale operatorie della Città della Salute di Torino già numerosi interventi di chirurgia ad alta complessità del volto in regime di elezione. Tuttavia questo caso rappresenta una delle prime applicazioni di utilizzo di questa tecnologia nella chirurgia traumatologica d'urgenza.
AGI - "Stiamo andando troppo lenti, perché mancano le dosi di vaccino e visti i chiari di luna che stiamo vivendo in Italia, dove potrebbero esserci ritardi di AstraZeneca, oltre a quelli della Pfizer e Moderna, rischiamo di rimanere indietro per mesi". Così all'AGI l'infettivologo, Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, in relazione al ritardo delle consegne da parte della multinazionale AstraZeneca che potrebbe far slittare la campagna di immunizzazione di massa nel nostro Paese di alcune settimane. "Noi abbiamo bisogno di arrivare almeno a 40 milioni di persone vaccinate per l'autunno e così non ce la facciamo - spiega Bassetti - quindi io sarei d'accordo ad aprire al vaccino Sputnik V russo e a quelli cinesi. Lo ha già fatto l'Ungheria. Questo, ovviamente, dopo una valutazione dell'Ema". "L'Italia - conclude l'infettivologo - deve spingere di piu perche' il vaccino e' l'unica arma per tornare alla nostra vita. Poi arriveranno anche altri vaccini, ma al momento vanno acquistati quelli che ci sono".
L'allarme di Anelli (Fnomceo): "Inaccettabile che non vadano a categorie a rischio". Locatelli: "40mila persone hanno assunto anche la seconda dose"
Il leader dei Subsonica presenta il nuovo album solista “BrigataBianca” e si racconta a HuffPost: "De André prima di morire mi promise di scrivere un brano per me. Se n'è andato troppo presto"
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AGI - Dopo aver seminato il terrore per sei anni, in un complesso di palazzi di Brooklyn, è stato arrestato dalla polizia di New York Kevin Gavin, 66 anni, accusato di aver ucciso almeno tre donne anziane, tutte trovate morte in casa. Si offriva di dare una mano a risolvere problemi domestici, dal fare la spesa a riparare le tubature. Sempre gentile, sempre disponibile, il classico vicino di casa considerato una fortuna per gli inquilini. Ma con un lato oscuro: quello di serial killer. L'ultima vittima si chiamava Juanita Caballero, aveva 78 anni: l'hanno trovata il 15 gennaio senza vita, con la corda del telefono attorno al collo. Il primo omicidio risale al 2015: Myrtle McKenny aveva 82 quando venne trovata morta in cucina. All'inizio la polizia aveva archiviato il caso come morte naturale, ma gli addetti al funerale avevano scoperto sul collo della donna il segno di una coltellata. Nel 2019, sempre nello stesso complesso edilizio, era stato rinvenuto il corpo di Jacolia ‘Jackie' James, 83 anni. L'esame del corpo aveva stabilito che la donna era stata uccisa a bastonate. Le indagini hanno segnato una svolta quando le testimonianze dei vicini, in questi sei anni, hanno mostrato di avere una cosa in comune: le vittime conoscevano una persona afroamericana del quartiere, che si presentava come tuttofare. Quando gli agenti della polizia hanno bussato alla sua porta, Gavin, ribattezzato dai media il ‘serial killer delle nonne', avrebbe confessato tutto e spiegato di aver ucciso perché le vittime gli “dovevano dei soldi”. Gli investigatori non escludono che l'uomo possa aver ammazzato altre donne e così la polizia ha ripreso in mano una serie di fascicoli legati alla morte di anziane nel quartiere.
La pandemia taglia il consumo di carni rosse del 30%. Marco Bianchi: "Meglio le lenticchie umbre che gli allevamenti di dubbia provenienza"
AGI - Gran parte della popolazione italiana mostra qualche forma di esitazione rispetto alla possibilità di vaccinarsi contro Covid-19. Uno studio dell'Università di Padova, pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine, su 2.267 partecipanti (69,9 per cento femmine, età media 38,1 anni) il 40 per cento ha intenzione di accettare un vaccino contro il Covid-19 senza alcuna esitazione, mentre il 60 per cento ha un grado di esitazione variabile (da 1 a 100). I dati sono stati raccolti in tre periodi, corrispondenti alle diverse fasi dell'emergenza in Italia: prima del lockdown 28 febbraio - 8 marzo; durante il lockdown, cioè 9 marzo - 9 maggio, e dopo il primo lockdown nazionale, 10 maggio - 28 giugno 2020. "I vaccini contro il Covid-19 sono fondamentali per fronteggiare l'emergenza sanitaria, ma l'esitazione vaccinale potrebbe ridurre la copertura e rendere difficile ottenere l'immunità di gregge o, addirittura, favorire mutazioni", spiega Teresa Gavaruzzi, ricercatrice dell'Università di Padova. "Con il termine Vaccine Hesitancy, che in italiano possiamo tradurre con esitazione vaccinale, si indica una serie variegata di atteggiamenti, che vanno da alcuni a molti dubbi, fino al ritardo e alla riluttanza a vaccinarsi o vaccinare i propri figli, per uno o più vaccini. Nel nostro studio - prosegue - abbiamo iniziato a monitorare la percezione del rischio e l'esitazione vaccinale per il nuovo coronavirus fin dalle prime fasi di diffusione del virus, cioè prima ancora che fosse dichiarato lo stato di pandemia, valutandone l'evoluzione nel tempo. Da un punto di vista metodologico si è usata una analisi di regressione che, in statistica e psicometria, permette di quantificare se una serie di comportamenti o caratteristiche personali influenzi o meno un certo comportamento di interesse. Grazie a Paolo Girardi, ricercatore in psicometria del nostro gruppo abbiamo modellato l'esitazione relativa ad un vaccino contro il Covid-19, scindendo l'informazione relativa all'accettazione al vaccino senza esitazioni (accettazione), dalla parte relativa alla dubbiosità verso lo stesso (esitazione)". Inoltre, "abbiamo misurato la percezione del rischio nei confronti del Covid-19 attraverso tre dimensioni: la probabilità di essere contagiati, la gravità della malattia, e la paura della malattia. Le analisi statistiche dimostrano che i fattori principali che predicono l'intenzione a vaccinarsi sono tre: la "percezione del rischio", la "dubbiosità sui vaccini", e la "vaccinazione contro l'influenza". Considerando il primo predittore, cioè la "percezione del rischio", i risultati mostrano che la probabilità di accettare il vaccino senza esitazione aumenta di circa 2 volte e mezzo quando si percepisce il rischio del Covid-19 come medio rispetto a quando lo si percepisce basso e aumenta di circa 5 volte quando si percepisce il rischio come alto rispetto a quando lo si percepisce basso. Tra gli esitanti, ci sono differenze in base alla percezione del rischio di Covid-19: chi percepisce il rischio come medio, o alto, riduce il grado di esitazione del 30 per cento e del 40 per cento rispettivamente, rispetto a chi percepisce il rischio come basso. Prendendo in esame il secondo predittore, cioè la "dubbiosità sui vaccini", i risultati dello studio mostrano come il livello di accettazione del vaccino è fortemente influenzato dai dubbi generali nei riguardi dei vaccini, che ne diminuiscono progressivamente l'accettazione. Rispetto a chi non ha dubbi, il fatto di avere anche pochi dubbi riduce la probabilità di accettare il vaccino Covid-19 senza esitare del 37 per cento e tale riduzione arriva all'87 per cento per chi ha molti dubbi. Tra coloro che non accetterebbero senza esitazione il vaccino, il livello di esitazione vaccinale (misurata con una scala da 1 a 100) aumenta solo per chi ha molti dubbi nei riguardi dei vaccini in generale, portando ad un aumento dell'esitazione del 51 per cento per i più dubbiosi. Per quanto riguarda il terzo predittore, vale a dire la "vaccinazione contro l'influenza", il campione ha mostrato come l'essersi vaccinati contro l'influenza nella precedente stagione influenzale (2019) aumenta le probabilità di accettare senza esitazione il vaccino contro il COVID-19 di circa 3 volte. Tra chi è esitante, essersi vaccinati contro l'influenza nella precedente stagione influenzale riduce il livello di esitazione di circa il 35 per cento. "La risposta delle persone al pericolo varia in base ad alcune caratteristiche del pericolo stesso. In particolare, i rischi sono percepiti come più pericolosi quando sono poco comuni, sconosciuti alla scienza, caratterizzati da una natura catastrofica, e fisicamente e psicologicamente vicini", spiega Marta Caserotti, assegnista di ricerca dell'Università di Padova e prima autrice dello studio. "La rischiosità di un evento viene valutata non solo sulla base di informazioni oggettive, ma anche sulla base delle sensazioni provate in merito. Il profilo di percezione del rischio per il Covid-19 - continua la ricercatrice - è stato confrontato con quello di due malattie che differiscono per due importanti dimensioni legate al rischio: la familiarità e prevedibilità di decorso che abbiamo nei confronti dell'influenza stagionale (Flu) e la distanza fisica e psicologica che percepiamo nei confronti del virus dell'Ebola (EVD). Se guardiamo all'evolversi di questi giudizi nelle tre fasi studiate si nota che: per la probabilità percepita di essere contagiati, il Covid-19 assomiglia molto all'influenza in tutte le tre fasi, mentre per la gravità percepita, se prima del lockdown era di poco superiore all'influenza, durante e dopo il lockdown i giudizi si avvicinano molto a quelli dell'Ebola. Già prima del lockdown - conclude Caserotti - la paura del Covid-19 è invece simile a quella dell'Ebola ed è maggiore di quella per l'influenza, ma poi aumenta molto durante il lockdown e si riduce solo leggermente dopo il lockdown, risultati in linea con la letteratura sul ruolo di fattori emozionali nella percezione del rischio". I risultati di questo studio confermano che la percezione del rischio riveste un ruolo chiave nell'accettazione del vaccino contro il virus Sars-Cov-2 e che si tratta di una percezione che può avere un andamento temporale fluttuante. Non solo, i risultati dimostrano che i dubbi che le persone esprimono nei confronti dei vaccini in generale sono associati all'esitazione vaccinale per il Covid-19. Secondo gli autoriali fattori, che si riflettono sul comportamento delle persone, dovrebbero essere presi in considerazione per pianificare una comunicazione pubblica sulla salute mirata e in grado di rendere più efficace la risposta all'epidemia da parte della popolazione.