Prove di tregua fra governo e Anac

Quella “espropriazione di poteri” ai danni dell’Anac che il presidente Giuseppe Busia ripete da giorni non ci sarà. Il Governo aveva provato a rassicurarlo già sabato, quando una norma contenuta nel decreto sulle assunzioni nella Pubblica amministrazione aveva aperto la questione, ma la frattura non si è chiusa. Ora la norma cambia e specifica, nero su bianco, il messaggio che l’Authority ha continuato fino ad ora a ritenere insufficiente. La nuova versione, messa a punto dal Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi insieme alla Funzione pubblica di Renato Brunetta, dice che i poteri di indirizzo, controllo e sanzionatori in materia di anticorruzione restano di competenza esclusiva dell’Anac. Lo dice così: le nuove norme sono adottate “nel rispetto delle vigenti discipline di settore” e in particolare della legge anticorruzione del 2012.
La modifica dell’articolo 6 del decreto prova a sancire una distensione tra il Governo e l’Anac, ma gli sviluppi di questa vicenda hanno generato intanto altre due questioni. La prima: la formulazione iniziale del decreto assegnava alla Funzione pubblica un ruolo importante (non tale, però, da configurare l’espropriazione di cui parla Busia). È bastato questo per fare uscire allo scoperto molti sindaci che hanno messo in discussione il ruolo dell’Anac. A iniziare da Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, che in un’intervista a Huffpost ha parlato dell’Authority come “un altro elemento di freno del Paese”, e per finire con Giuseppe Sala, primo cittadino milanese, che ha sottolineato come così si mette a rischio la spesa per il Recovery. La seconda questione: la contesa tra l’Anac e il Governo sui poteri ha una sottotraccia e cioè una richiesta di assunzioni da parte dell’Authority che non è allineata al senso e alle necessit&a...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.